Le organizzazioni ecumeniche chiedono pace e solidarietà per Libia e Costa d'Avorio
GINEVRA, 6 aprile 2011 L’emergenza umanitaria in Libia e il conflitto in Costa
d’Avorio sono al centro di due recenti appelli delle organizzazioni ecumeniche. In
una dichiarazione congiunta del World Council of Churches, della Conference of European
Churches e della Churches’ Commission for Migrants in Europe si auspica una più ampia
risposta alla crisi umanitaria che coinvolge la Libia e i Paesi confinanti. In particolare,
si osserva che «una vasta cerchia della comunità internazionale sta dimostrando preoccupazione
per la crisi in Libia, per il suo esito e per la conseguente situazione umanitaria».
In questo contesto si rivolgono «parole di apprezzamento» per l’azione dei Governi
e delle agenzie umanitarie per l’assistenza estesa al gran numero di lavoratori migranti
che provengono dalla Libia, dalla Tunisia e dall’Egitto e si ribadisce la solidarietà
nei confronti dei Paesi del Nord Africa, delle comunità religiose «che hanno aperto
le loro porte alle persone sfollate a causa della crisi». Le organizzazioni ecumeniche,
tuttavia, esortano la comunità internazionale «ad ampliare la risposta, condividendo
la responsabilità di fornire aiuto e protezione ai rifugiati, ai lavoratori migranti
e alle altre persone in difficoltà e a intensificare gli sforzi per trovare soluzioni
pacifiche e giuste per la crisi in Libia». Nella dichiarazione congiunta si indica
al riguardo come «bisogno specifico da trattare» la necessità anche «di aumentare
il sostegno alla Refugee Agency delle Nazioni Unite, all’International Committee e
all’International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies per aiutare le
persone bisognose di sicurezza, riparo e cibo». Ai Governi, infine, si chiede «di
lavorare attraverso le Nazioni Unite per promuovere soluzioni negoziate alla crisi
e evitare l’ulteriore perdita di vite umane». Dal World Council Of Churches giunge
anche l’appello alla riconciliazione in Costa d’Avorio, colpita dalla guerra civile.
«Si esprime fonda preoccupazione — è scritto in una nota — per le continue violenze
e le uccisioni di un gran numero di civili in Costa d’Avorio». In particolare, si
sottolinea il pericolo che il conflitto politico e militare possa degenerare alimentando
anche i contrasti a livello etnico e religioso. Pertanto, si esortano i leader del
Paese «ad adottare misure adeguate per porre fine alle ostilità e a lavorare per una
soluzione politica negoziata per raggiungere la giustizia, la pace e la riconciliazione».
Il parroco e cappellano del porto di Abidjan, Celestine Ikomba, ha sottolineato all’agenzia
Fides: «Il nostro messaggio è semplice: dobbiamo vivere insieme al di là delle divergenze
politiche o delle differenze di etnia e di religione. È un messaggio che si sta facendo
strada tra i cuori delle persone, che si rendono conto che la violenza non porta da
nessuna parte». (L’Osservatore Romano)