I leader cristiani e musulmani africani si incontrano a Nairobi per discutere di ambiente
"Credenti in Dio a difesa del creato" NAIROBI, 5 aprile 2011 «La cura dell'ambiente
è una responsabilità che riguarda certamente gli uomini che credono nel Dio creatore.
Le organizzazioni religiose che svolgono la loro missione in Africa devono lavorare
tutte insieme per sviluppare una nuova visione sull'uso delle risorse di questo Continente»:
è quanto viene sottolineato nel comunicato diffuso al termine dell'incontro dei leader
religiosi africani sulla protezione dell'ambiente tenutosi a Nairobi, in Kenya, da
29 al 30 marzo. L'incontro è stato organizzato dall'Alliance of Religions and Conservation
(Arc), un’organizzazione cristiana inglese impegnata su temi ambientali, in collaborazione
con la All African Conferences of Churches (Aacc), un’istituzione ecumenica, con sede
a Nairobi, che rappresenta oltre centoventi milioni di fedeli cristiani presenti in
trentanove Paesi dell'Africa. All'incontro hanno partecipato molti leader cristiani,
diversi rappresentanti dei fedeli musulmani e alcuni osservatori delle comunità indù.
Nel discorso di benvenuto, il direttore dell’Arc, Martin Palmer, ha sottolineato che
«sia il cristianesimo che l'islam hanno come fondamento della loro fede il Dio creatore
dell'universo. Per molto tempo, gli esperti di queste due religioni hanno concentrato
la loro attenzione sul ruolo centrale della creatura umana, quasi astraendo la sua
entità dal contesto della creazione di Dio. Negli studi condotti più di recente sui
testi della Bibbia e del Corano, gli esperti di religione hanno concluso che dall’analisi
risulta pienamente evidente che Dio ha affidato all'uomo anche la responsabilità di
proteggere la sua creazione». Palmer ha quindi dichiarato che «è sorprendente che
in un Continente come l'Africa, dove il novanta per cento degli abitanti sono cristiani
o musulmani, solo ora si è arrivati alla conclusione che è possibile convincere la
popolazione ad abbracciare la causa ambientale per mezzo della fede. In questo momento
storico è ormai possibile una reale convergenza tra la fede, il rispetto ambientale
e i diritti della persona umana. Questi sono i tre aspetti principali della realtà
di un mondo che vuole accelerare sempre più sulla strada del progresso». Il successivo
intervento è stato svolto dal segretario generale della Aacc, il reverendo Andre Karamaga.
«Dio — ha affermato il religioso — ha posto l'uomo nel contesto della sua creazione
e gli ha donato superiori doti d'intelligenza rispetto agli altri esseri per renderlo
capace di essere il garante dell’armonia naturale. Il tema della preservazione dell'ambiente
è quindi per noi credenti un vero e proprio mandato che Dio ci ha conferito. Chiedo
a tutti voi di mettere questo mandato al centro della vostra missione. Mi sembra chiaro
che la nostra visione della vita, che si giustifica nella fede in Dio creatore, sia
indissolubilmente legata alla missione per la salvaguardia dell'ambiente». Nel
corso dei due giorni di lavori, i partecipanti all'incontro di Nairobi hanno discusso
su piani a medio e a lungo termine per salvaguardare il futuro della vita sul pianeta.
I leader cristiani e musulmani che hanno partecipato all’incontro svolgono la loro
missione in diversi Paesi dell’Africa. A Nairobi erano presenti religiosi dal Cameroun,
Etiopia, Ghana, Kenya, Nigeria, Rwanda, Sud Africa, Sudan, Tanzania, Uganda e Zimbabwe.
Oltre a questi, hanno partecipato anche i rappresentanti di diverse organizzazioni
internazionali che si occupano della protezione dell'ambiente. Tra i presenti, i rappresentanti
della United States Agency for International Development (USaid), dirigenti del World
Agroforestry Centre (Icraf), di TerrAfrica, della United Nations Enviroment Programme
(Unep), i responsabili dell'International Small Group and Tree Planting Programme.
Nel comunicato che ha chiuso l'incontro, il presidente dell'Arc ha annunciato che
la sua organizzazione ha avviato una collaborazione con USaid su un progetto per la
preservazione delle risorse idriche dell'Africa finanziato dalla Banca Mondiale. (L’Osservatore
Romano)