Costa d'Avorio: Gbagbo rifiuta la resa, ancora scontri ad Abidjan
Tesissima la situazione in Costa d’Avorio. Fallito ieri il blitz, le forze del presidente
eletto, Alassane Ouattara, anche oggi hanno posto sotto assedio ad Abidjan il palazzo-bunker
dov'è asserragliato il presidente uscente, Laurent Gbagbo, che rifiuta la resa. Secondo
il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet, Gbagbo dispone ancora di ''poche
migliaia di uomini'' ad Abidjan, mentre per il capo della diplomazia di Parigi, Alain
Juppè, la sua caduta è ormai ''inevitabile''. Da segnalare, infine, il messaggio forte
che giunge da Mosca, che parla di interferenze da parte delle forze francesi e delle
Nazioni Unite nel “conflitto interno” ivoriano. Per una testimonianza sulle ultime
settimane in Costa d’Avorio, Salvatore Sabatino ha intervistato Lorenzo
Nizzardo, che da oltre 30 anni vive nel Paese africano per motivi di lavoro, appena
tornato in Italia:
R. – C’è
stata una lunga campagna mediatica per separare le due posizioni, che si è trasformata
in divisione tra la popolazione. Le cose poi hanno iniziato a degradarsi, perché gli
organismi internazionali hanno imposto delle sanzioni di carattere economico-finanziario,
le banche hanno cominciato a chiudere, il porto ha cominciato a cessare le sue funzioni,
perché non arrivavano più navi.
D. – E gli stranieri sono tornati a
casa, e tra quegli stranieri ovviamente c’è anche lei…
R. – Io ero tornato
in Italia e dovevo restare qui per pochi giorni, per un periodo di vacanza, ma poi
non sono più potuto rientrare in Costa d’Avorio, e anche tutti gli altri – chi poteva
– ha cominciato a lasciare il Paese.
D. – Ha avuto modo di contattare
qualcuno in Costa d’Avorio, magari qualche suo amico, qualche suo conoscente in queste
ore? Che cosa le hanno raccontato?
R. – Ho avuto più occasioni di contattare
persone che sono rimaste lì, che non sono potute partire, sia personale europeo che
gente del posto. Sono tutti chiusi in casa e non possono stare nemmeno seduti in salotto,
perché si nascondono nei corridoi dove non ci sono finestre, a causa dei proiettili
vaganti. Tutti temono che qualche proiettile, qualche bomba possa entrare nelle case.
Quelli che ce l’hanno fatta, sono scappati per rifugiarsi in qualche base militare
dell’Onu. Non escono di casa da più giorni e quindi non possono andare né a fare la
spesa né a fare rifornimenti di acqua e di viveri. In molti quartieri c’è stata interruzione
di energia elettrica, mancanza di acqua: una situazione da guerra civile.
D.
– Insomma, una situazione davvero drammatica…
R. - E’ drammatica per
tutti sotto il profilo umanitario, perché ci sono state decine per non dire centinaia
di morti.
D. – Secondo lei, era prevedibile tutto questo?
R.
– No, non credo proprio. Avevo parlato anche con il personale dell’ambasciata italiana,
prima delle elezioni, e tutti erano fiduciosi; tutti ritenevano di avere messo in
atto una procedura di verifica, di controllo, affinché le elezioni andassero veramente
senza problemi e che alla fine si potesse dire: ha vinto Tizio oppure ha vinto Caio…ed
uno governa e l’altro va all’opposizione. E’ stata, quindi, una sorpresa, se vogliamo,
per tutti.
D. – In cuor suo spera di ritornare presto, immagino?
R.
– Io me lo auguro. E’ un Paese meraviglioso, al di là di questi problemi: c’è una
bella natura; la gente è buona e non sente questo clima di odio, di contrasto tra
due opposizioni: vive tranquillamente in pace. Io posso raccontare anche di coppie:
cristiani che si sposano con musulmani… C’è una certa integrazione. Purtroppo, poi,
certa politica fa degenerare tutto.(ap)