2011-04-07 15:15:57

Corridoi umanitari per i profughi


RealAudioMP3 'Esprimo la mia profonda tristezza per il tragico naufragio di ieri. La scelta dei barconi via mare è un'estrema alternativa dettata dall'impossibilità di utilizzare altri mezzi, dato che da tempo i Paesi Europei hanno chiuso i confini, introducendo norme restrittive sugli ingressi'. Così, il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, arcivescovo Antonio Maria Vegliò, commenta la tragedia avvenuta nelle ultime ore nel Canale di Sicilia. 'L'arrivo di profughi e migranti dal Nord-Africa può dar fastidio - aggiunge il vescovo - ma non è cristiano questo egoismo. Dobbiamo aprirci agli altri, anche politicamente parlando, perché è un fenomeno che non si può fermare, dunque dobbiamo darci una regolata'. 'Se la comunità europea ci avesse ascoltato quando noi, insieme al vescovo di Tripoli, lanciavamo l’appello per evacuare i profughi africani dalla Libia, non saremmo qui a contare i morti e i dispersi' riflette don Mussie Zerai dell'Agenzia Abeshia. 'Chiediamo un piano di evacuazione, un corridoio umanitario dalla Libia, dalla Tunisia o dall'Egitto del Sud. C’è il rischio che queste persone, se non troveranno vie di fuga assistite, si affidino ancora, per la disperazione, ai barconi e al mare”.








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