Appello del Papa per Costa d'Avorio e Libia: violenza e odio sono sempre una sconfitta.
Udienza generale dedicata a Teresa di Lisieux
Benedetto XVI è in “apprensione” per i drammi che in questi giorni stanno vivendo
le popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia, e chiede alle parti in causa di
fare “opera di pacificazione e di dialogo”. L’appello ha concluso l’udienza generale
di questa mattina in Piazza San Pietro, tenuta davanti a circa 20 mila persone, durante
la quale il Papa ha presentato la figura di Santa Teresa di Lisieux. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
Chi fa parlare
le armi per ottenere una vittoria ha già perso, perché la scelta della violenza “è
sempre una sconfitta”. È stato perentorio Benedetto XVI nell’esortare alla pace chi
in questo momento sta fomentando l’odio in Libia e in Costa d’Avorio:
“Mi
auguro, inoltre, che il cardinale Turkson, che avevo incaricato di recarsi in Costa
d’Avorio per manifestare la mia solidarietà, possa presto entrare nel Paese. Prego
per le vittime e sono vicino a tutti coloro che stanno soffrendo. La violenza e l’odio
sono sempre una sconfitta! Per questo rivolgo un nuovo e accorato appello a tutte
le parti in causa, affinché si avvii l’opera di pacificazione e di dialogo e si evitino
ulteriori spargimenti di sangue”.
La preoccupazione per la situazione
dei due Stati africani era stata preceduta dalla passione che ha animato le parole
del Pontefice nel parlare di una delle Sante più amate al mondo, Teresa di Lisieux.
Anima innamorata senza misura di Cristo e di ogni persona, dai sacerdoti ai lontani,
la Santa carmelitana ha “illuminato tutta la Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale”,
ha affermato Benedetto XVI. Come in altre occasioni, il Papa ha raccontato per sommi
capi la vita della protagonista della sua riflessione. Ma in questo caso, descrivere
la storia di una Santa diventata celebre per la sua autobiografica “Storia di un’anima”
ha dato alla catechesi un sapore particolare. Prendendo spunto da queste pagine-capolavoro,
il Papa ha subito esortato:
“E’ un libro che ebbe subito un enorme
successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Vorrei invitarvi
a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente
vissuto! La Storia di un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata
con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne
affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dall’infanzia
fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un Nome, è Gesù!”.
Di
grazia in grazia, Teresa arriva a scegliere il convento dopo aver scoperto la forza
del suo amore per il Crocifisso, e la certezza che le sue preghiere non restano inascoltate,
nemmeno quando implorano pietà per un criminale incallito, come le accade di fare
a soli 14 anni. Ha osservato il Papa:
“E' la sua prima e fondamentale
esperienza di maternità spirituale: ‘Tanta fiducia avevo nella Misericordia Infinita
di Gesù’, scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa ama, crede e spera con ‘un
cuore di madre’”.
Adolescente e già madre spirituale. L’esperienza
del chiostro comincia per lei a quindici anni, su dispensa di Leone XIII. Il giorno
della professione religiosa, Teresa è una “sposa” di Cristo assolutamente raggiante:
“Lo
stesso giorno, la Santa scrive una preghiera che indica tutto l'orientamento della
sua vita: chiede a Gesù il dono del suo Amore infinito, di essere la più piccola,
e sopratutto chiede la salvezza di tutti gli uomini: ‘Che nessuna anima sia dannata
oggi’”.
Nel Carmelo di Lisieux, Teresa diventa una guida, una “scienziata”
del dono di sé e Giovanni Paolo II a questo pensava quando la proclamò Dottore della
Chiesa nel 1997. E qui, Benedetto XVI si è rivolto ai dottori di oggi, i teologi,
invitandoli ad avere la grandezza dell’umiltà di Santa Teresa:
“Con
l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore
della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia,
nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza
dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima,
è la scienza più alta”.
Un’anima di fuoco non può che bruciare le
tappe che portano alla santità. In nove anni, Teresa traccia quella “piccola via”
nella quale risplende la sua grandezza. La “dolorosissima prova della fede” e il declino
della salute, che vive a partire dal 1896, l’anno prima della morte, non spengono
– ha ricordato Benedetto XVI – la “sua carità amabile e sorridente”. “La mia gioia
è amare Te”, scrive Teresa riferendosi a Gesù, e quello è il “segreto” della sua felicità,
ha detto il Papa. Un amore infinito per Cristo unito a una esemplare fiducia nella
sua misericordia:
"Fiducia e Amore sono dunque il punto finale del
racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino
di santità, per poter guidare gli altri sulla stessa sua ‘piccola via di fiducia e
di amore’, dell’infanzia spirituale”.
Tra i saluti indirizzati ai
gruppi presenti all’udienza, Benedetto XVI ne ha rivolto uno, in lingua inglese, alla
delegazione del Collegio di Difesa della Nato e un altro al folto gruppo di fedeli
legati da una forte devozione al Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra,
non lontano da Subiaco. “Carissimi – ha detto loro il Papa – nel ringraziarvi per
la vostra presenza, vi esorto a tenere viva la tradizione del pellegrinaggio a tale
Santuario, tanto radicata nella vostra terra”.