In Libia, unità navali della Nato hanno fermato stamani diverse imbarcazioni degli
insorti, cariche di armi e aiuti umanitari, partite da Bengasi e dirette a Misurata.
Proseguono, intanto, gli scontri tra gruppi di ribelli e forze governative. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Le forze
fedeli a Muammar Gheddafi hanno attaccato postazioni degli insorti nei pressi della
città portuale di Brega. Due mezzi delle truppe del rais sono stati distrutti in seguito
ad un raid della coalizione internazionale. A Tripoli, intanto, il portavoce del governo,
Ibrahim Mussa, non ha scartato le opzioni delle elezioni, del referendum e delle riforme
politiche. Ma ha anche precisato che Muammar Gheddafi deve rimanere al suo posto e
“guidare qualsiasi transizione” perché è una figura di equilibrio e di unità. Il rais,
immortalato ieri tra la folla dalle telecamere della televisione di Stato libica,
non intende lasciare la guida del Paese. Per l’opposizione, invece, il futuro politico
della Libia è senza Gheddafi. Il Consiglio nazionale degli insorti ha anche respinto
la proposta di una transizione guidata dal figlio del colonnello. Il rais non è ritenuto
“un interlocutore credibile” dai Paesi delle forze della coalizione e in particolare
dall’Italia che non esclude la possibilità di fornire armi agli insorti. L’Italia,
che secondo il governo libico “va contro i propri interessi”, ha anche riconosciuto
il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi come “l’unico interlocutore politico
legittimato a rappresentare la Libia”. Nonostante combattimenti e posizioni apparentemente
inconciliabili, resta comunque aperta la strada di un negoziato. Un inviato
del leader libico Gheddafi, il vice ministro degli Esteri, Abdelati Laabidi,
è atteso ad Ankara dove dovrebbe arrivare anche un rappresentante degli insorti. Il
vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, ha definito “buona”
la posizione della Turchia che, nel ruolo di Paese mediatore, cercherà di convincere
le parti a trovare un accordo per una tregua immediata.