Pietro Di Stefano, assessore alla ricostruzione del Comune de L'Aquila Nel 2009 il
terremoto ha distrutto in venti secondi una città. Noi in due anni abbiamo affrontato
l'emergenza e la ricostruzione degli edifici meno danneggiati. Ora siamo alle prese
con la ricostruzione 'pesante' e dei centri storici. Vorremmo fare arrivare ai cittadini
il messaggio che la ricostruzione è iniziata, ma abbiamo un sistema di regole confuso,
fatto di ordinanze e decreti, contraddittori e spesso in ritardo, che ostacola tutto.
Se avessimo un sistema di regole più semplici faremmo un gran passo in avanti. A
due anni dal sisma il centro storico è abbandonato, puntellato. Non partono ancora
gli interventi pubblici che pure sono stati finanziati. C'è il balletto dei piani
di ricostruzione. Noi stiamo lavorando a quello del Comune e contiamo di poterlo dare
alla collettività tra giugno e luglio. Se coralmente anche le altre strutture mettessero
a disposizione i fondi potremmo partire con la ricostruzione dell'asse centrale, dove
si svolgeva la vita della città, e ridare davvero fiducia ai cittadini. Bisognerebbe
ritornare alla normalità, dare più potere alle istituzioni locali che sono davvero
vicine alla popolazione e possono rispondere direttamente delle inadempienze.Nel periodo
dell'emergenza, quando qui c'era la Protezione Civile, c'era una grande collaborazione
con gli enti locali. Quando è partita la gestione commissariale invece il sistema
si è irrigidito. Ora servirebbe che il Parlamento approvasse una legge sulla ricostruzione.