2011-04-05 13:55:30

Emergenza immigrati, il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Mogavero: i rimpatri non siano deportazioni


I governi di Italia e Tunisia cercano di trovare una soluzione all’emergenza immigrazione. Ma, all’indomani dell’incontro a Tunisi tra il presidente del consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, ed il premier tunisino, Beji Kaid Essebsi, non è stata ancora raggiunta un’intesa sui rimpatri e sulle misure da adottare per contenere i flussi migratori. A Lampedusa, intanto, sono ripresi gli sbarchi. Nelle ultime 24 ore, sono almeno 840 gli immigrati arrivati sull’isola. Su questa emergenza si sofferma, al microfono di Fabio Colagrande, il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, membro della Commissione Cei per l’immigrazione:RealAudioMP3

R. – Noi, come Chiesa, siamo interessati all’uomo, alla sua dignità, ai suoi diritti, soprattutto siamo vicini all’uomo che soffre, all’uomo che vive una situazione di grave attentato alla sua sicurezza e alla sua dignità di creatura, figlia di Dio. Nessuno di noi può stare con le mani in mano, nessuno ha la ricetta per risolvere il problema. Ma se ognuno di noi potesse creare le premesse per sedersi attorno ad un tavolo, affrontare l’emergenza invocando la presenza dell’Europa, ancora piuttosto distante, e far fronte adesso a questa situazione, per rimandare poi ad un secondo momento la fase di un intervento in loco per uno sviluppo della realtà tunisina, probabilmente si darebbe un apporto concreto. Probabilmente qualcosa si riuscirebbe a muovere e usciremmo da una situazione di grandissima incertezza. In questo momento la situazione è molto più grave, perché c’è un’emergenza umanitaria da tutti riconosciuta e per la quale in pochi si stanno adoperando.

D. – Come vescovo, come vede la possibilità dei rimpatri? Entro quali limiti sono possibili questi rimpatri?

R. – I rimpatri, perché non siano deportazioni all’incontrario, devono essere concordati certamente con il governo tunisino, anche perché bisogna accertare la nazionalità o la provenienza di queste migliaia di persone che sono sbarcate a Lampedusa o comunque sulle coste siciliane o sulle isole attorno alla Sicilia. Bisognerà concordare i termini. Sono partiti dalla Tunisia perché cercano un futuro migliore più o meno immediato, cercano una sicurezza economica. Se si concordano i vari passaggi, soprattutto se ci si impegna con progetti credibili e attuabili da impiantare in Tunisia a livello di piccole aziende, oltre che di realtà più grandi dal punto di vista delle capacità finanziarie, credo che il domani sarà meno nebuloso. Quindi, la possibilità oggi di intervenire con un freno che non sia soltanto di blocco degli imbarchi, può essere credibile e praticabile.(ap)







All the contents on this site are copyrighted ©.