Malaysia. Il governo: sì alle Bibbie in tutte le lingue, ma per i cristiani restano
dei punti controversi
Con un memorandum in 10 punti, il governo malaysiano ha cercato di mettere la parola
“fine” alla vertenza che riguarda l’importazione e la circolazione delle Bibbie in
Malaysia, ma i negoziati con i leader cristiani proseguiranno, soprattutto per la
risoluzione di alcuni punti controversi. Le autorità malaysiane hanno annunciato,
in un documento in 10 punti, che sbloccheranno la diffusione di oltre 30mila Bibbie
fermate alla dogana; che consentiranno la circolazione delle Bibbie in tutte le lingue
in Malaysia, inclusa la lingua locale bahasha, nella sua versione malaysiana o indonesiana;
che sarà permessa nel paese anche la stampa delle Bibbie in bahasha (sia nella Malaysia
peninsulare, sia a Sabah e Sarawak, le province malaysiane sull’isola del Borneo),
nonché in lingue indigene come iban, kadazandusun e lun bawang. Inoltre il governo,
tramite un suo rappresentante cristiano, Idris Jala, si è detto pronto a incontrare
i leader cristiani per affrontare e risolvere le questioni relative ai loro diritti.
La comunità cristiana ha espresso, in linea generale, soddisfazione per l’annuncio,
che rappresenta un reale passo avanti rispetto alle posizione assunte in passato dall’esecutivo.
Ma, riferiscono fonti cattoliche di Fides in Malaysia, i negoziati con il governo
andranno avanti, in quanto i cristiani notano ancora dei punti controversi: il documento
“divide in due il paese, ponendo delle regole per la Malaysia peninsulare e altre
per il Borneo malaysiano: qui le Bibbie potranno circolare senza alcuna dicitura;
nella penisola, invece, dovrebbero riportare una stampigliatura del tipo ‘per la cristianità’.
Inoltre va chiarita la validità di tali misure, che non possono essere temporanee,
ma devono essere espressamente definitive, in quanto toccano l’importante questione,
di natura Costituzionale, della libertà religiosa nel paese”. In una nota inviata
all’Agenzia Fides, la “Bible Society of Malaysia” (BSM) ha espresso apprezzamento
per la nuova posizione del governo che dovrebbe “aiutare ad evitare spiacevoli incidenti
come quello recentemente verificatosi”. I cristiani – prosegue la nota – intendono
lavorare a fianco del governo per evitare conflitti fra credenti di diverse fedi e
per migliorare l’armonia sociale e religiosa nel paese. Fonti di Fides in Malaysia
notano che la proposta del governo giunge proprio a ridosso delle elezioni locali,
che si terranno il 16 aprile a Sarawak, dove i cristiani sono oltre il 40% della popolazione,
e che quindi il governo malaysiano cerchi, in tal modo, di non perdere consenso politico.
In Malaysia su 28 milioni di abitanti, il 60% sono musulmani, il 10% cristiani, il
resto sono comunità induiste, buddiste, animiste o di culti cinesi tradizionali.