Emergenza immigrazione: Berlusconi a Tunisi per fermare l'esodo
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, domani riferirà in aula alle ore 10, sulle
misure adottate in relazione all'eccezionale flusso di immigrazione verso Lampedusa.
Intanto il premier Berlusconi è a Tunisi per incontrare il presidente della Repubblica
ad interim Fouad Mebazaa e poi il primo ministro Beji Kaid Essebsi. L’obiettivo è
fermare la partenza di barconi proprio dalle coste della Tunisia. Sentiamo Alessandro
Guarasci:
Sono 1.200
al momento gli immigrati ospiti del centro di prima accoglienza a Lampedusa. Oggi
partiranno altri 700 migranti a bordo della nave "Catania". Nella tendopoli di Manduria
in Puglia però la situazione resta tesa. Un gruppo di immigrati ha cominciato da stamattina
lo sciopero della fame. Loro obiettivo è avere il certificato di protezione internazionale
che consente di muoversi liberamente sul territorio nazionale. Intanto l’Unhrc lancia
un appello affinché siano cercati gli immigrati “dispersi" nelle acque del Mediterraneo.
Sono infatti 70 i corpi recuperati al largo di Tripoli, ma il bilancio di questi viaggi
della speranza potrebbe essere peggiore. Padre Giovanni La Manna,
presidente del Centro Astalli:
R. - Quelle persone sono sulla coscienza
di tutti quanti noi. Non fa comodo che si sappia che le persone muoiono nelle traversate.
Sulle nostre coscienze ci sono molti cadaveri di cui non abbiamo notizie. Una volta
si ragionava in termini diversi, forse il livello culturale e umano era diverso, si
salvavano prima le persone e poi si discuteva su come aiutarle o in quale categoria
di protezione potessero rientrare. Oggi, nell’indifferenza totale le persone muoiono.
D.
- Padre La Manna, ma per chi è arrivato in Italia la soluzione qual è? Grandi tendopoli
o piccoli centri di accoglienza?
R. - E’ una situazione ridicola, perché
se anche fossero 20 mila, 30 mila persone, non è possibile reagire così come si è
reagito. Sicuramente siamo contrari alla tendopoli e in favore di piccoli centri che
consentono di lavorare progettualmente e di accogliere dignitosamente le persone.
Le tendopoli sarei curioso di sapere quanto ci stanno costando, e quanto sta costando
la non accoglienza di queste persone che poi dai centri dalle tendopoli scappano.
D.
- C’è chi dice che i tunisini non possono essere in qualche modo considerati dei rifugiati,
perché là non c’è una guerra, lei è d’accordo?
R. - Non c’è da perdere
di vista che chiunque rimane persona e va riconosciuta nella sua dignità di persona:
occorre riconosce a queste persone il diritto di avere la possibilità di vivere in
libertà. La questione non è in quale categoria di persone possiamo far rientrare i
tunisini, ma la prima preoccupazione è innanzitutto salvare le vite, secondo trattarle
dignitosamente, cosa che non è stata fatta a Lampedusa. Quando si offende la persona
nella sua dignità, poi, non ci si può meravigliare delle reazioni anche violente di
queste persone o di reazioni che portano a scappare dai centri. (ma)