Non c’è tregua alle violenze in Costa d’Avorio, dove il presidente uscente Gbagbo,
sconfitto alle ultime elezioni, non intende lasciare il potere. Nel Paese intanto
è guerra civile: le forze del presidente eletto Quattara controllano la capitale economica
Abidjan e sarebbero a un passo dalla vittoria, ma stamane le truppe fedeli a Gbagbo
in un messaggio alla tv si stato hanno chiamato alla mobilitazione in difesa delle
“istituzioni della Repubblica”. La comunità internazionale chiede il passaggio di
consegne a Ouattarà, ma secondo l'Onu entrambi i leader hanno "violato i diritti umani".
Intanto la Croce riferisce di 800 morti negli ultimi 5 giorni. Il servizio di Claudia
Di Lorenzi:
L’appello
della comunità internazionale è pressante. Si chiede al presidente uscente della Costa
D'Avorio, Laurent Gbagbo, di “dimettersi immediatamente” per lasciare la guida del
Paese al presidente eletto, internazionalmente riconosciuto, Alassane Ouattara, vincitore
delle elezioni del novembre scorso. Una richiesta corale che viene da Onu, Unione
Africana, Stati Uniti e Francia. E proprio il presidente francese, Nicolas Sarkozy,
ha avuto ieri un colloquio telefonico con il legittimo presidente Ouattara, per fare
il punto sulla grave crisi nel Paese e ribadire l’impegno delle forze francesi a sostegno
delle operazioni dell'Onu e per garantire la sicurezza dei civili. La vittoria di
Ouattarà è “vitale per la pace e la riconciliazione nazionale”, si legge in una nota
dell’Eliseo. Nel documento si esprime anche preoccupazione per i violenti scontri
e si annuncia l’ampliamento del contingente francese, che passa da 900 a 1100 soldati.
Intanto sul terreno cresce il bilancio delle vittime: almeno 800 persone sono state
uccise negli ultimi cinque giorni in un quartiere della cittadina di Duékoué. Lo riferisce
il Comitato internazionale della Croce Rossa che parla di un massacro “particolarmente
scioccante per ampiezza e brutalità”. Ribadendo la condanna degli attacchi diretti
contro civili, la Croce Rosse ha ricordato “l'impegno e l'obbligo delle parti in conflitto
di assicurare in ogni circostanza la protezione delle popolazioni sul territorio che
controllano”.