Costa d’Avorio: le truppe di Ouattara continuano ad assediare il quartier generale
di Gbagbo
Prosegue in Costa d’Avorio l’avanzata delle truppe di Alassane Ouattara, il presidente
eletto e internazionalmente riconosciuto. I miliziani hanno ormai conquistato i maggiori
centri di potere e ieri sono entrati ad Abidjan, capitale economica, dove hanno cinto
d’assedio la residenza di Laurent Gbagbo, il presidnete uscente, sconfitto alle elezioni
di novembre scorso, che si ostina a non lasciare la carica. Il servizio di Giulio
Albanese:
Alla luce
di quanto avvenuto nella giornata di ieri, come sarà la Costa d’Avorio del prossimo
futuro? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Anna Bono, docente di Storia e istituzioni
dei Paesi africani all’Università di Torino:
R. – Sarà
una Costa d’Avorio che esce da una crisi in modo non limpido e forse neanche in modo
definitivo. Il Paese è di fatto diviso in due, soprattutto per quel che riguarda la
componente etnica e religiosa: nel Nord ci sono popolazioni di religione islamica
e a Sud ci sono popolazioni cristiane. Uno dei cambiamenti radicali che sembra imminente
è proprio che per la prima volta la componente islamica avrà il sopravvento con un
presidente di religione musulmana.
D. – Perché, secondo lei, la comunità
internazionale ha preso subito le parti di Ouattara, nonostante l’entourage di Gbagbo
mettesse in evidenza come anche da parte dei suoi avversari ci fossero state manipolazioni
del voto?
R. – Devo dire che, in questa crisi, proprio la decisione
immediata di legittimare Ouattara ha avuto una parte importante di sicuro in negativo,
perché effettivamente dire che Ouattara sia il legittimo vincitore delle elezioni
è davvero un azzardo. A monte c’è il fatto che queste elezioni erano premature. Benché
rimandate sei volte e necessarie, erano premature perché non si sono realizzate le
due condizioni, considerate indispensabili per arrivare al voto in un modo che rispecchiasse
la volontà popolare e concludesse la crisi: la prima era il disarmo di tutte le milizie
non regolari – cosa che non è avvenuta – e la seconda un registro degli aventi diritto
al voto completo. Basti pensare che su 22 milioni di abitanti circa, i registrati
ed aventi diritto al voto sono stati solo 5 milioni e mezzo circa.
D.
– Come mai invece Laurent Gbagbo, pur di fronte alla difficoltà di mantenere il potere
non ha consentito ad un accordo con la controparte: si parlava di un governo di unità
nazionale...
R. – Perché l’offerta era di un governo di unità nazionale,
da cui comunque lui sarebbe stato forse addirittura escluso o comunque avrebbe perso
la carica di presidente. Questo, per un presidente in carica è abbastanza difficile
da accettare.
D. – Quali sono gli interessi della comunità internazionale
sulla Costa d’Avorio, ex colonia francese?
R. – In termini economici
c’è da dire che il Paese adesso sia in una situazione drammatica, però è un Paese
molto ricco, che anzi per decenni è stato considerato l’unico vero miracolo economico
dell’Africa occidentale: produce caffè e produce cacao. Quindi, è un Paese appetibile,
dal punto di vista delle relazioni economiche e commerciali.(ap)