2011-04-01 15:13:18

Libia. Le truppe di Gheddafi attaccano Misurata. Voci su defezioni eccellenti


Secondo testimoni locali, a Tripoli si è udita stamane una sparatoria con colpi di mitragliatrici pesanti e di mitra. E’ successo prima dell’alba ma nessuno è in grado di dire qualcosa di più. La situazione sul campo in Libia resta sostanzialmente invariata mentre il flusso continuo di rifugiati sta creando tensione nel campo vicino al posto di frontiera tunisino di Ras Jedir, nel quale ieri erano state censite circa 7.300 presenze. E si indaga sulla denuncia fatta ieri dal vicario apostolico a Tripoli di 40 vittime nella capitale per i raid effettuati dalla coalizione nei giorni scorsi. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Le bombe si dimostrano insufficienti a convincere il leader libico a fare un passo indietro e i ribelli non avanzano e anzi: si è appreso poco fa che le forze del rais hanno lanciato oggi un secondo forte attacco a Misurata, in mano ai ribelli ma sotto assedio da 40 giorni, dopo quello che ieri ha provocato almeno venti morti. E dopo la precipitosa fuga dei ribelli negli ultimi due giorni da Bin Jawad, Ras Lanuf e Marsa Brega, saldamente sotto il controllo delle forze di Gheddafi, sembra evidente la loro inferiorità di mezzi. La Nato, che ieri ha completato le operazioni di trasferimento del comando dalla 'coalizione dei volenterosi' all'Alleanza, ha ribadito che la missione Unified Protector ha l'obiettivo di difendere la popolazione civile dall'aria, senza l'impiego di forze speciali di terra e senza fornire armi ai ribelli. Le più forti speranze di mettere fine alla precaria e pericolosa situazione in Libia, dunque, sembra siano riposte nelle defezioni autorevoli. Dopo quella eclatante del ministro degli Esteri, Kussa, da Londra si lavora per un 'effetto domino' che sgretoli il regime. Secondo il quotidiano britannico Guardian, la cosa riguarderebbe anche i figli: un emissario di Saif al-Islam, terzogenito del colonnello, avrebbe visitato la capitale britannica in gran segreto alla ricerca di una 'exit strategy', anche contro la volontà del padre, e d'accordo con i fratelli Saadi e Mutassim. Una delle proposte messe sul tavolo sarebbe quella di costringere il padre alle dimissioni per insediare al suo posto Mutassim quale capo di un governo provvisorio di unità nazionale. Dell’ipotesi di abbandono da parte dei fedelissimi di Gheddafi, abbiamo parlato con Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes:RealAudioMP3

R. – Più che una strategia, a questo punto è l’unica possibilità per liquidare Gheddafi, perché si è dimostrato che i ribelli da soli non ce la fanno. E’ molto difficile, comunque, che finisca da un punto di vista politico o militare, che Bengasi possa governare tutta la Libia da Tripoli o che Tripoli possa governare tutta la Libia da Bengasi. In ogni caso, Gheddafi o non Gheddafi, dobbiamo prepararci ad una lunga fase di instabilità.

D. – Come vedere la questione delle armi ai ribelli? In qualche modo gli Stati Uniti stavano aprendo a questa opportunità, anche se con tutto un dibattito interno. La Nato e l’Onu, però, hanno posto un veto …

R. – Bè, le armi ai ribelli sono già state date in abbondanza, nei primi giorni della rivolta e forse anche prima. Il problema è che i ribelli non le sanno usare! Quindi, più che dare loro armi, bisognerebbe addestrarli ma per addestrarli ci vogliono mesi se non anni …

D. – Da Londra vengono notizie di una possibile defezione anche da parte dei figli di Gheddafi: ci sarebbero emissari che starebbero trattando l’uscita di scena del colonnello per ipotizzare anche di dare l’incarico ad uno dei suoi figli. Tutto ciò è propaganda politica per tentare di dire che tutti stanno abbandonando Gheddafi?

R. – Sicuramente c’è anche una componente propagandistica, ma è probabile che siano in corso trattative più o meno riservate. E’ chiaro che questa sarebbe la soluzione meno cruenta; dubito però che anche dopo questa soluzione si possa arrivare ad una stabilizzazione: dobbiamo prepararci – ripeto – ad una fase molto complessa.

D. – Ecco, ma un figlio di Gheddafi a capo di un governo provvisorio di unità nazionale – facciamo questa ipotesi …

R. – Bè, se fosse vero quello che lei dice, e cioè che si starebbe trattando con un figlio perché subentri al padre, alla cosiddetta ‘comunità internazionale’ dovrebbe piacere. Difficilmente piacerà agli insorti. In ogni caso, non vedo chi tra i figli di Gheddafi – a cominciare da Saif - possa esprimere una qualche diversità rispetto al regime che attualmente regge la Tripolitania.

D. – Siamo partiti, in Libia, con un’avventura che si sta rivelando più complicata di quello che si potesse immaginare o che, perlomeno, alcuni leader europei immaginassero …

R. – E’ un’avventura partita piuttosto malamente, senza una strategia, senza un progetto e quindi si va un po’ a naso. Speriamo di non finire in una vicenda completamente fuori controllo! (gf)







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