Libia. Le truppe di Gheddafi attaccano Misurata. Voci su defezioni eccellenti
Secondo testimoni locali, a Tripoli si è udita stamane una sparatoria con colpi di
mitragliatrici pesanti e di mitra. E’ successo prima dell’alba ma nessuno è in grado
di dire qualcosa di più. La situazione sul campo in Libia resta sostanzialmente invariata
mentre il flusso continuo di rifugiati sta creando tensione nel campo vicino al posto
di frontiera tunisino di Ras Jedir, nel quale ieri erano state censite circa 7.300
presenze. E si indaga sulla denuncia fatta ieri dal vicario apostolico a Tripoli di
40 vittime nella capitale per i raid effettuati dalla coalizione nei giorni scorsi.
Il servizio di Fausta Speranza:
Le bombe
si dimostrano insufficienti a convincere il leader libico a fare un passo indietro
e i ribelli non avanzano e anzi: si è appreso poco fa che le forze del
rais hanno lanciato oggi un secondo forte attacco a Misurata, in mano ai ribelli ma
sotto assedio da 40 giorni, dopo quello che ieri ha provocato almeno venti morti.
E dopo la precipitosa fuga dei ribelli negli ultimi due giorni da Bin Jawad,
Ras Lanuf e Marsa Brega, saldamente sotto il controllo delle forze di Gheddafi, sembra
evidente la loro inferiorità di mezzi. La Nato, che ieri ha completato le operazioni
di trasferimento del comando dalla 'coalizione dei volenterosi' all'Alleanza, ha ribadito
che la missione Unified Protector ha l'obiettivo di difendere la popolazione civile
dall'aria, senza l'impiego di forze speciali di terra e senza fornire armi ai ribelli.
Le più forti speranze di mettere fine alla precaria e pericolosa situazione in Libia,
dunque, sembra siano riposte nelle defezioni autorevoli. Dopo quella eclatante del
ministro degli Esteri, Kussa, da Londra si lavora per un 'effetto domino' che sgretoli
il regime. Secondo il quotidiano britannico Guardian, la cosa riguarderebbe anche
i figli: un emissario di Saif al-Islam, terzogenito del colonnello, avrebbe visitato
la capitale britannica in gran segreto alla ricerca di una 'exit strategy', anche
contro la volontà del padre, e d'accordo con i fratelli Saadi e Mutassim. Una delle
proposte messe sul tavolo sarebbe quella di costringere il padre alle dimissioni per
insediare al suo posto Mutassim quale capo di un governo provvisorio di unità nazionale.
Dell’ipotesi di abbandono da parte dei fedelissimi di Gheddafi, abbiamo parlato con
Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes:
R.
– Più che una strategia, a questo punto è l’unica possibilità per liquidare Gheddafi,
perché si è dimostrato che i ribelli da soli non ce la fanno. E’ molto difficile,
comunque, che finisca da un punto di vista politico o militare, che Bengasi possa
governare tutta la Libia da Tripoli o che Tripoli possa governare tutta la Libia da
Bengasi. In ogni caso, Gheddafi o non Gheddafi, dobbiamo prepararci ad una lunga fase
di instabilità.
D. – Come vedere la questione delle armi ai ribelli?
In qualche modo gli Stati Uniti stavano aprendo a questa opportunità, anche se con
tutto un dibattito interno. La Nato e l’Onu, però, hanno posto un veto …
R.
– Bè, le armi ai ribelli sono già state date in abbondanza, nei primi giorni della
rivolta e forse anche prima. Il problema è che i ribelli non le sanno usare! Quindi,
più che dare loro armi, bisognerebbe addestrarli ma per addestrarli ci vogliono mesi
se non anni …
D. – Da Londra vengono notizie di una possibile defezione
anche da parte dei figli di Gheddafi: ci sarebbero emissari che starebbero trattando
l’uscita di scena del colonnello per ipotizzare anche di dare l’incarico ad uno dei
suoi figli. Tutto ciò è propaganda politica per tentare di dire che tutti stanno abbandonando
Gheddafi?
R. – Sicuramente c’è anche una componente propagandistica,
ma è probabile che siano in corso trattative più o meno riservate. E’ chiaro che questa
sarebbe la soluzione meno cruenta; dubito però che anche dopo questa soluzione si
possa arrivare ad una stabilizzazione: dobbiamo prepararci – ripeto – ad una fase
molto complessa.
D. – Ecco, ma un figlio di Gheddafi a capo di un governo
provvisorio di unità nazionale – facciamo questa ipotesi …
R. – Bè,
se fosse vero quello che lei dice, e cioè che si starebbe trattando con un figlio
perché subentri al padre, alla cosiddetta ‘comunità internazionale’ dovrebbe piacere.
Difficilmente piacerà agli insorti. In ogni caso, non vedo chi tra i figli di Gheddafi
– a cominciare da Saif - possa esprimere una qualche diversità rispetto al regime
che attualmente regge la Tripolitania.
D. – Siamo partiti, in Libia,
con un’avventura che si sta rivelando più complicata di quello che si potesse immaginare
o che, perlomeno, alcuni leader europei immaginassero …
R. – E’ un’avventura
partita piuttosto malamente, senza una strategia, senza un progetto e quindi si va
un po’ a naso. Speriamo di non finire in una vicenda completamente fuori controllo!
(gf)