Nepal: continua la protesta dei cristiani che chiedono la sepoltura dei propri morti
Continua in Nepal la protesta dei cristiani per chiedere al governo locale un posto
dove seppellire i propri morti. Da sette giorni ormai – riferisce l’agenzia Ucan -
decine di cristiani nella capitale Kathmandu rifiutano di mangiare e pregano intorno
a una finta bara in una tenda nel centro della capitale. Domenica i cristiani hanno
nuovamente manifestato per le strade di Kathmandu per dire che non interromperanno
lo sciopero della fame finché le loro richieste non verranno esaudite. “Nessun partito
politico ha preso posizione a nostro favore, ma crediamo che i cristiani nepalesi
siano con noi”, ha dichiarato il pastore protestante Chari Bahadur Gahatraj, uno dei
leader della manifestazione a cui hanno aderito anche diversi attivisti per i diritti
umani. Un altro esponente cristiano, il pastore Sunde Thapa, presidente della commissione
consultiva cristiana per la nuova costituzione, ha affermato che se il Governo non
farà nulla, la protesta crescerà. Secondo la comunità cristiana nepalese l’inerzia
delle autorità nepalesi costringe molti fedeli a cremare i propri cari. I leader cristiani
sottolineano che gli indù impediscono le sepolture anche in altre regioni del Nepal
e chiedono al governo un provvedimento per assegnare aree adibite a cimiteri in tutti
i 75 distretti del Paese. In questi anni la speculazione edilizia a Kathmandu ha ridotto
le aree per la sepoltura e i costi dei terreni liberi sono così alti che nessuna comunità
cristiana può acquistarli. Fino al 2006 l’induismo è stata la religione ufficiale
del Nepal. Per tradizione gli indù cremano i propri morti e nel Paese non esistono
cimiteri ufficiali. Costretti a utilizzare una tomba per più corpi, cristiani, musulmani,
baha’i e indigeni chiedono di concedere a basso costo delle aree da adibire a cimitero.
(L.Z.)