Myanmar: la Chiesa cattolica in aiuto alle vittime del terremoto
Il numero delle case distrutte sfiora quota 500, i feriti superano i 120, molte persone
sono tuttora disperse e, fra gli edifici rasi al suolo dal sisma, vi è anche il centro
parrocchiale fondato da padre Clemente Vismara. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews
padre Stephen Ano, direttore di Karuna Kengtung Social Service, organizzazione cattolica
attiva nel campo del sociale in Myanmar, in missione in questi giorni nelle aree più
colpite dal terremoto. Intanto fonti birmane denunciano la “sparizione” di centinaia
di feriti dall’ospedale di Tachilek, in quello che viene bollato come un “tentativo
del governo di minimizzare i danni”. Stime ufficiali riferiscono che il terremoto
di magnitudo 6,8 che ha colpito il 24 marzo scorso diverse zone dello Stato Shan,
lungo il confine con Thailandia e Laos, ha causato 75 morti. Un funzionario del governo,
dietro anonimato, ha confermato che il bilancio potrebbe raggiungere quota 100. Tuttavia,
operatori della Croce Rossa parlano di almeno 150 morti e il numero è destinato ad
aumentare perché molte zone colpite risultano ancora inaccessibili. Fonti del quotidiano
dissidente The Irrawaddy rivelano che la giunta militare avrebbe fatto sparire interi
gruppi di feriti, per “minimizzare” il bilancio delle vittime del sisma. L’ospedale
di Tachilek lo scorso 26 marzo ospitava centinaia di feriti – almeno 700 secondo fonti
interne – ma il giorno successivo risultavano “scomparsi”. Il personale sanitario
e gli altri malati riferiscono solo che “gli altri pazienti sono stati mandati via”
dalle autorità locali, senza fornire ulteriori dettagli. Intanto nella zona colpita
dal terremoto è attiva la presenza della Chiesa cattolica birmana, attraverso l’ente
Karuna Kengtung Social Service che opera a favore delle vittime. Padre Stephen Ano
spiega che, nella sola diocesi di Kengtung (nello Stato Shan), hanno riportato gravi
danni diverse aree di Tachilek, Tarlay, Mong Lin, Na Yaung e il villaggio di Mong
Khone. Il numero delle case distrutte “è di circa 450, il numero dei feriti almeno
120 e sono ricoverati negli ospedali di Tachilek e Kengtung, perché la struttura di
Tarlay è andata distrutta”. Il sacerdote aggiunge che “sono almeno 14 i luoghi di
culto crollati” tra chiese e templi buddisti, fra cui anche “il centro parrocchiale
fondato da padre Clemente Vismara”, tanto che “è rimasta solo una piccola casa per
il clero costruita di recente”. Sono almeno nove le strutture governative – comprese
scuole e ospedali – colpite e ancora oggi, a cinque giorni di distanza dal sisma,
“molte persone risultano disperse”. Attraverso AsiaNews, padre Stephen lancia un appello:
“Abbiamo bisogno di alloggi temporanei per gli sfollati, accogliamo tutti senza distinzioni
di razza e credo religioso. Mancano anche gli strumenti di cottura e l’utensileria
di base”. Infine, aggiunge il sacerdote, dobbiamo fornire “cure mediche ai feriti
che non sono ricoverati negli ospedali. Per questo ogni forma di aiuto al lavoro di
assistenza e aiuto è bene accetto”. (R.P.)