2011-03-29 12:51:25

Il cardinale Bagnasco: si fermino le armi in Libia; emergenza profughi: necessario l'intervento dell'Europa


Un auspicio perché si fermino le armi in Libia e si segua la via della diplomazia: l’ha espresso il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana nella prolusione al Consiglio episcopale permanente della Cei, che si è aperto ieri a Roma. Il porporato si è soffermato anche sull'emergenza profughi, la legge sulle dichiarazioni anticipate di fine vita, definita “necessaria e urgente”, e la difesa della famiglia. Il servizio è di Debora Donnini:RealAudioMP3

Le insurrezioni popolari nel Nordafrica, ma anche le turbolenze in Yemen, Giordania e Siria. Il porporato nota che qualche crepitio si sarebbe potuto percepire se si fosse tenuto lo sguardo rivolto alla vitalità dei popoli più che all’immobilità dei regimi. L’analisi del cardinale Bagnasco si sofferma in particolare sulla situazione in Libia:

“L’invocato e improvviso intervento internazionale − ideato sotto l’egida dell’Onu e condotto con il coinvolgimento della Nato − ha fatto sorgere interrogativi e tensioni. Ci uniamo alle accorate parole che il Santo Padre in più occasioni ha espresso di solidarietà a quelle popolazioni e di auspicio per un immediato superamento della fase cruenta: ad intervento ampiamente avviato, auspichiamo che si fermino le armi, e che venga preservata soprattutto l’incolumità e la sicurezza dei cittadini garantendo l’accesso agli indispensabili soccorsi umanitari, in un quadro di giustizia".

La via auspicata è invece quella diplomatica, premessa per una “via africana” verso il futuro dei giovani, ma anche “per evitare possibili spinte estremiste che avrebbero esiti imprevedibili e gravi”. Quindi uno sguardo anche all’immigrazione. Non ci è consentito disinteressarci di quel che avviene fuori di noi, “continuare a ritenere interi popoli poveri come fastidiosi importuni, non porterà lontano” è il monito del porporato.“Nei nuovi scenari, è un’illusione riuscire a piantonare le coste di un continente intero. È l’ora dunque di attuare quelle politiche di vera cooperazione che sole possono convincere i nostri fratelli a restare nella loro terra, rendendola produttiva”.

L’Italia ha certamente esigenze di sicurezza e vincoli di compatibilità economica che vanno rispettati. Per predisporre soluzioni minimamente adeguate per gli sfollati, oltre all’apporto generoso delle singole regioni dell’Italia, è necessaria l’Europa, chiamata a passare da una partnership della convenienza a quella della convivenza. Un particolare riferimento all’emergenza che sta vivendo Lampedusa dove ormai il numero di immigrati supera quello della popolazione locale:

“Nell’esprimere cordiale ammirazione per la generosità e il senso dell’accoglienza che da sempre contraddistingue la popolazione lampedusana, chiediamo ai Responsabili un ulteriore sforzo perché, avvalendosi di tutti gli strumenti anche comunitari, si dia sollievo all’isola e ai suoi abitanti. Non devono infatti sentirsi soli.”

La prolusione del presidente della Cei si sofferma sul tempo forte della Quaresima che la Chiesa sta vivendo, come tempo di conversione. Sottolineato anche il nesso fra Battesimo e Quaresima messo in evidenza da Benedetto XVI. “Con Dio si gioca sempre nel campo della libertà, e nulla può essere dato per scontato. «Il Battesimo, afferma richiamandosi a Benedetto XVI, non produce automaticamente una vita coerente: questa è frutto della volontà e dell’impegno perseverante di collaborare con il dono, con la Grazia ricevuta»”. Il cardinale esprime anche gratitudine per la seconda parte del suo libro su Gesù di Nazaret di Benedetto XVI.

Non dimentica poi il Giappone che ha dato una lezione di grande compostezza nel dolore vissuto in seguito al devastante terremoto e tsunami, così come è forte il pensiero per i cristiani perseguitati. Lo sguardo del porporato è rivolto all’Egitto, all’Iraq ma soprattutto al Pakistan, in particolare dopo l’uccisione del ministro per le minoranze religiose, Bhatti “un cristiano, afferma il cardinale, ora martire che si era a lungo impegnato per abrogare le leggi discriminatorie, di cui la più drammaticamente nota è quella sulla blasfemia, a causa della quale è a rischio anche la vita di Asia Bibi”. L’auspicio è che ci si batta in ogni sede internazionale per rendere inaccettabili politiche che umiliano i cittadini schiacciando ciò che nell’uomo è più sacro. Rilievo marcatissimo alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso nelle scuole, che ha riconosciuto il diritto di ogni Paese di assegnare giusto rilievo alla propria tradizione religiosa, che è un fattore vivo. Il cardinale ricorda anche la morte di persone disagiate e dei 4 bambini rom.

La Conferenza episcopale italiana ha espresso partecipazione al 150.mo dell’Unità d’Italia e ha voluto dare pubblica attestazione del sentimento forte che lega la Chiesa alla collettività italiana. Il presidente della Cei ricorda l’Eucaristia del 17 marzo che non è stato un gesto di “concordismo vago e sfuocato”. In quel momento si sono raccolte le intenzioni dei credenti, portando all’Altare “il pentimento per i nostri peccati, i nostri ritardi le nostre omissioni; e insieme la nostra offerta di grazie per la vocazione singolare che il Signore Iddio, nella sua provvidenza, ha inteso assegnare a questa terra benedetta”. Ringraziamento al Signore anche per le storie di dedizione laicale e sacerdotale, per gli istituti religiosi, le associazioni, i movimenti “che hanno dal basso ordito il tessuto che ci mantiene uniti”. Ma anche per civili e militari che lungo i secoli hanno dato la propria vita per la libertà del popolo italiano. Richiamato anche il messaggio del Papa per l’occasione, “contributo significativo alla rilettura del processo unitario, inteso non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di un’identità nazionale forte e radicata”, alla quale “il cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale”. Il cardinale Bagnasco esprime anche preoccupazione per l’individualismo odierno e si sofferma sul tema della rarefazione demografica. “L’Italia, afferma, non può non battersi per fronteggiare le derive dell’individualismo più esasperato e radicale, come non può affidarsi solamente alle relazioni di solidarietà e fecondità riscontrabili, per fortuna, fra gli immigrati”. Più in generale l’Italia deve radunare le sue migliori energie partendo però dai dati di realtà come disoccupazione giovanile, evasione fiscale, fabbisogno energetico. Ci vuole una dialettica seria a partire dalla promozione della vita. E’ dunque “necessaria e urgente” una legge sulle dichiarazioni anticipate sul fine-vita. Si tratta di “regolare intrusioni già sperimentate per le quali è stato possibile interrompere il sostegno vitale del cibo e dell’acqua”. Per rispettare la vita bisogna difendere le persone indifese la cui presa in carico potrebbe un domani risultare scomoda sotto il profilo delle richieste economiche. L’umanità di una società si misura nel farsi vicino all’ammalato, specialmente nei confronti di una vita troppo debole per potersi difendere. I vescovi italiani insistono poi nel chiedere provvedimenti a sostegno delle famiglie. “Nessuno, afferma il cardinale Bagnasco, nell'ambito pubblico provveda a decisioni che mettano in ombra l'istituto familiare, architrave portante di ogni realistico futuro".







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