Il cardinale Bagnasco: si fermino le armi in Libia; emergenza profughi: necessario
l'intervento dell'Europa
Un auspicio perché si fermino le armi in Libia e si segua la via della diplomazia:
l’ha espresso il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale
italiana nella prolusione al Consiglio episcopale permanente della Cei, che si è aperto
ieri a Roma. Il porporato si è soffermato anche sull'emergenza profughi, la legge
sulle dichiarazioni anticipate di fine vita, definita “necessaria e urgente”, e la
difesa della famiglia. Il servizio è di Debora Donnini:
Le insurrezioni
popolari nel Nordafrica, ma anche le turbolenze in Yemen, Giordania e Siria. Il porporato
nota che qualche crepitio si sarebbe potuto percepire se si fosse tenuto lo sguardo
rivolto alla vitalità dei popoli più che all’immobilità dei regimi. L’analisi del
cardinale Bagnasco si sofferma in particolare sulla situazione in Libia:
“L’invocato
e improvviso intervento internazionale − ideato sotto l’egida dell’Onu e condotto
con il coinvolgimento della Nato − ha fatto sorgere interrogativi e tensioni. Ci uniamo
alle accorate parole che il Santo Padre in più occasioni ha espresso di solidarietà
a quelle popolazioni e di auspicio per un immediato superamento della fase cruenta:
ad intervento ampiamente avviato, auspichiamo che si fermino le armi, e che venga
preservata soprattutto l’incolumità e la sicurezza dei cittadini garantendo l’accesso
agli indispensabili soccorsi umanitari, in un quadro di giustizia".
La
via auspicata è invece quella diplomatica, premessa per una “via africana” verso il
futuro dei giovani, ma anche “per evitare possibili spinte estremiste che avrebbero
esiti imprevedibili e gravi”. Quindi uno sguardo anche all’immigrazione. Non ci è
consentito disinteressarci di quel che avviene fuori di noi, “continuare a ritenere
interi popoli poveri come fastidiosi importuni, non porterà lontano” è il monito del
porporato.“Nei nuovi scenari, è un’illusione riuscire a piantonare le coste di un
continente intero. È l’ora dunque di attuare quelle politiche di vera cooperazione
che sole possono convincere i nostri fratelli a restare nella loro terra, rendendola
produttiva”.
L’Italia ha certamente esigenze di sicurezza e vincoli
di compatibilità economica che vanno rispettati. Per predisporre soluzioni minimamente
adeguate per gli sfollati, oltre all’apporto generoso delle singole regioni dell’Italia,
è necessaria l’Europa, chiamata a passare da una partnership della convenienza a quella
della convivenza. Un particolare riferimento all’emergenza che sta vivendo Lampedusa
dove ormai il numero di immigrati supera quello della popolazione locale:
“Nell’esprimere
cordiale ammirazione per la generosità e il senso dell’accoglienza che da sempre contraddistingue
la popolazione lampedusana, chiediamo ai Responsabili un ulteriore sforzo perché,
avvalendosi di tutti gli strumenti anche comunitari, si dia sollievo all’isola e ai
suoi abitanti. Non devono infatti sentirsi soli.”
La prolusione del
presidente della Cei si sofferma sul tempo forte della Quaresima che la Chiesa sta
vivendo, come tempo di conversione. Sottolineato anche il nesso fra Battesimo e Quaresima
messo in evidenza da Benedetto XVI. “Con Dio si gioca sempre nel campo della libertà,
e nulla può essere dato per scontato. «Il Battesimo, afferma richiamandosi a Benedetto
XVI, non produce automaticamente una vita coerente: questa è frutto della volontà
e dell’impegno perseverante di collaborare con il dono, con la Grazia ricevuta»”.
Il cardinale esprime anche gratitudine per la seconda parte del suo libro su Gesù
di Nazaret di Benedetto XVI.
Non dimentica poi il Giappone che ha
dato una lezione di grande compostezza nel dolore vissuto in seguito al devastante
terremoto e tsunami, così come è forte il pensiero per i cristiani perseguitati. Lo
sguardo del porporato è rivolto all’Egitto, all’Iraq ma soprattutto al Pakistan, in
particolare dopo l’uccisione del ministro per le minoranze religiose, Bhatti “un cristiano,
afferma il cardinale, ora martire che si era a lungo impegnato per abrogare le leggi
discriminatorie, di cui la più drammaticamente nota è quella sulla blasfemia, a causa
della quale è a rischio anche la vita di Asia Bibi”. L’auspicio è che ci si batta
in ogni sede internazionale per rendere inaccettabili politiche che umiliano i cittadini
schiacciando ciò che nell’uomo è più sacro. Rilievo marcatissimo alla sentenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso nelle scuole, che ha riconosciuto
il diritto di ogni Paese di assegnare giusto rilievo alla propria tradizione religiosa,
che è un fattore vivo. Il cardinale ricorda anche la morte di persone disagiate e
dei 4 bambini rom.
La Conferenza episcopale italiana ha espresso partecipazione
al 150.mo dell’Unità d’Italia e ha voluto dare pubblica attestazione del sentimento
forte che lega la Chiesa alla collettività italiana. Il presidente della Cei ricorda
l’Eucaristia del 17 marzo che non è stato un gesto di “concordismo vago e sfuocato”.
In quel momento si sono raccolte le intenzioni dei credenti, portando all’Altare “il
pentimento per i nostri peccati, i nostri ritardi le nostre omissioni; e insieme la
nostra offerta di grazie per la vocazione singolare che il Signore Iddio, nella sua
provvidenza, ha inteso assegnare a questa terra benedetta”. Ringraziamento al Signore
anche per le storie di dedizione laicale e sacerdotale, per gli istituti religiosi,
le associazioni, i movimenti “che hanno dal basso ordito il tessuto che ci mantiene
uniti”. Ma anche per civili e militari che lungo i secoli hanno dato la propria vita
per la libertà del popolo italiano. Richiamato anche il messaggio del Papa per l’occasione,
“contributo significativo alla rilettura del processo unitario, inteso non come artificiosa
costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di un’identità
nazionale forte e radicata”, alla quale “il cristianesimo ha contribuito in maniera
fondamentale”. Il cardinale Bagnasco esprime anche preoccupazione per l’individualismo
odierno e si sofferma sul tema della rarefazione demografica. “L’Italia, afferma,
non può non battersi per fronteggiare le derive dell’individualismo più esasperato
e radicale, come non può affidarsi solamente alle relazioni di solidarietà e fecondità
riscontrabili, per fortuna, fra gli immigrati”. Più in generale l’Italia deve radunare
le sue migliori energie partendo però dai dati di realtà come disoccupazione giovanile,
evasione fiscale, fabbisogno energetico. Ci vuole una dialettica seria a partire dalla
promozione della vita. E’ dunque “necessaria e urgente” una legge sulle dichiarazioni
anticipate sul fine-vita. Si tratta di “regolare intrusioni già sperimentate per le
quali è stato possibile interrompere il sostegno vitale del cibo e dell’acqua”. Per
rispettare la vita bisogna difendere le persone indifese la cui presa in carico potrebbe
un domani risultare scomoda sotto il profilo delle richieste economiche. L’umanità
di una società si misura nel farsi vicino all’ammalato, specialmente nei confronti
di una vita troppo debole per potersi difendere. I vescovi italiani insistono poi
nel chiedere provvedimenti a sostegno delle famiglie. “Nessuno, afferma il cardinale
Bagnasco, nell'ambito pubblico provveda a decisioni che mettano in ombra l'istituto
familiare, architrave portante di ogni realistico futuro".