“Igino Giordani e la sua Tivoli”: in un volume la storia del deputato cofondatore
del Movimento dei Focolari
Tutti gli uomini sono figli di Dio e perciò fratelli tra loro. Di qui la necessità
di aprirsi al dialogo con chiunque. Ne era convinto Igino Giordani, nato a Tivoli
nel 1894, giornalista e scrittore, deputato, cofondatore con Chiara Lubich del Movimento
dei Focolari. Di Giordani è in corso la causa di beatificazione. Contrario all’ingresso
dell’Italia nella guerra del ’15-’18, nella sua attività politica si impegnò per il
superamento di steccati ritenuti allora insuperabili. Della sua testimonianza parla
il volume di Paolo Giorgi e Alberto Lo Presti: “Igino Giordani e la sua Tivoli” dell’editrice
Città Nuova, presentato di recente a Roma. Adriana Masotti ha intervistato
la sociologa, Marina Russo del Centro Igino Giordani che, insieme alla Provincia
di Roma, ha promosso l’evento.
R. – Per
Giordani sicuramente la fraternità è un valore che egli percepisce fin dalla sua giovinezza
e che, negli anni tremendi che hanno preceduto la Grande Guerra, lo porta a battersi
nelle piazze contro l’interventismo; ma lo porta anche, quando si trova a dover combattere
nella grande guerra del ’15-’18, a non volere mai sparare un colpo contro gli avversari
perché per lui la vita dell’uomo era sacra. Fin dall’inizio c’era in lui il vedere
l’altro come un fratello, figlio del medesimo Padre, come qualcuno che bisogna accogliere,
anche quando sbaglia. Questo, poi, avrà una valenza fortemente politica e profetica,
potrei dire, in quegli anni ’40 dell’immediato dopo guerra quando, nella prima legislatura
italiana, si ritrova in parlamento a portare avanti istanze come ad esempio quella
dell’obiezione di coscienza, suscitando, chiaramente, un grande scandalo tra le fila
dei ben pensanti; e quando, nei primi anni ’50, si ritrova a dialogare persino con
Davide Lajolo, che era all’Unità: per Giordani, infatti, la cosa importante era trovare
insieme una via di dialogo e di pace, tra l’altro in un momento storico come quello
in cui si stavano già delineando i due blocchi che caratterizzeranno tutta la Guerra
Fredda degli anni ’50.
D. - Igino Giordani credeva fortemente nel dialogo
…
R. - Dialogare con i socialisti o con i comunisti in quegli anni ’50
era sicuramente contro corrente e sarà uno dei motivi per cui, poi, verrà in qualche
modo escluso dalla vita di partito. Politicamente veniva considerato un ingenuo. Questa
ingenuità condannata in politica, in realtà, è la virtù di chi pensa sempre che ci
sia un’altra possibilità. Questo libro mette anche in risalto un fatto accaduto nel
’57 a Tivoli: Tivoli era commissariata perché dopo le elezioni non si riusciva a formare
un governo della città, i democratici cristiani e i comunisti erano praticamente in
parità e l’ago della bilancia erano in quel momento i socialisti e i socialdemocratici.
Giordani viene chiamato dal segretario della democrazia cristiana di Tivoli e viene
chiamato proprio per la sua capacità di mettere d’accordo le varie parti. Infatti,
ci riuscirà e condurrà una mediazione estremamente complessa: erano accaduti i fatti
di Ungheria e, quindi c’era, da un lato, una forte contestazione nell’ambito della
sinistra comunista e socialista ma, dall’altro lato, dal punto di vista democristiano,
c’era un volersi assolutamente tenere al di fuori da qualsiasi dialogo con valori
che venivano percepiti come lontani e sicuramente separati. In realtà Giordani, poi,
non potrà avviare questo governo della città perché il partito socialista, dalla sede
centrale di Roma, vieterà agli esponenti politici di Tivoli di cooperare insieme;
però il dialogo c’era stato al punto che, addirittura, gli stessi politici comunisti
di Tivoli avevano proposto Giordani come sindaco, come figura che era garanzia di
rispetto e di dialogo per tutte le istanze in gioco.
D. – Ciò che colpisce
nel pensiero e nelle parole di Giordani è l’estrema attualità: in Italia, in mezzo
a contrapposizioni violente a volte della politica; oppure nel discorso dei rapporti
con le altre religioni; oppure - proprio in questo momento - la possibilità di intervenire
o meno in altri Stati dove ci sono dei grandi cambiamenti …
R. – Sì,
infatti è anche questo il motivo per cui stiamo cercando di diffondere e di far conoscere
la sua figura che può essere sicuramente un modello per la realtà politica e sociale
di oggi. E’ significativo che il libro intitolato “Igino Giordani e la sua Tivoli”
si concluda con il racconto di Paolo Giorgi, uno dei due autori, dell’iniziativa che
il comune di Tivoli sta portando avanti dal 2000: un premio dedicato a Igino Giordani,
in cui gni anno vengano premiate personalità della cultura o della politica che si
siano distinte su temi affini proprio alla buona politica, al ben vivere sociale,
potremmo dire. Contemporaneamente viene organizzato un concorso nelle scuole di tutta
l’area di Tivoli in maniera tale da portare ai giovani queste istanze, nella speranza
che si possano riprendere effettivamente questi valori: il valore centrale del dialogo
ma anche quello di sentirsi partecipi e di volere assumere in prima persona una propria
responsabilità; sentire che bisogna partecipare alla vita comunitaria per una società
sicuramente più giusta e più pacifica. (bf)