Libia: avanzata dei ribelli anti-Gheddafi. Alla vigilia della Conferenza internazionale
di Londra, le speranze del vicario apostolico di Tripoli, mons. Martinelli
In Libia, si continua a combattere, mentre domani a Londra è in programma la conferenza
internazionale sulla situazione nel Paese. All’appuntamento – ha affermato il direttore
della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in risposta a domande dei giornalisti
– la Santa Sede sarà rappresentata dal nunzio apostolico a Londra, mons. Antonio Mennini.
Sul versante delle operazioni militari, intanto, l’attenzione si concentra su Sirte,
la città natale di Gheddafi, che sembra destinata ad assumere un ruolo di primissimo
piano nelle prossime ore. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Centinaia
di mezzi dei ribelli sono in marcia sulla strada che conduce a Sirte. Si segnalano
i primi scontri ad una cinquantina di chilometri dalla città, dopo il blocco attuato
dalle forze lealiste 140 chilometri a est. Smentita la notizia della ritirata dell’esercito
regolare circolata stamattina. A Sirte, dove è nato il colonnello, ci sono molte tribù
fedeli al rais e pronte a fare di tutto pur di difenderlo. Ne è convinto il collega
freelance, Cristiano Tinazzi, che si trova nell’area:
"E’
impensabile che non combattano in questa città. Mentre in altri posti si potrebbe
pensare comunque ad un cambio di alleanze tra tribù, a Sirte la gente è terrorizzata
- complice anche un certo tipo di disinformazione e controinformazione – per quello
che i ribelli potranno fare. Quindi, è impensabile che non combattano veramente fino
all’ultimo proiettile".
E la battaglia prosegue anche a Misurata ancora,
in parte, in mano alle forze leali a Gheddafi, che stamattina sono tornate a bombardare
la città dopo gli scontri della notte scorsa. Il bilancio è di almeno 8 morti, una
cinquantina, invece, quelli che si contano ad Ajdabya. I ribelli, appoggiati dai raid
aerei degli alleati, puntano su Tripoli. Hanno riconquistato Brega e altri importanti
centri petroliferi e si dicono pronti a commercializzare l’oro nero. Il Qatar, intanto,
ha riconosciuto la legittimità del consiglio transitorio dei ribelli, mentre la Turchia,
offrendo la sua mediazione tra le parti, chiede di assumere la gestione dell’aeroporto
di Bengasi per organizzare gli aiuti umanitari. Le Ong segnalano il costante aumento
degli sfollati, mentre la Russia ha avanzato dubbi sulla legittimità della missione
internazionale rispetto alla risoluzione dell’Onu, ricordando che la priorità è proteggere
i civili. Rassicurazioni in tal senso sono giunte sia dalla Nato sia dalla Gran Bretagna.
Domani alla conferenza di Londra forse emergerà una proposta italo-tedesca, che si
fonderebbe sull’apertura di un corridoio umanitario permanente e il coinvolgimento
nel dialogo di tutte le tribù libiche. Più di una trentina i Paesi presenti all’appuntamento
nella capitale Britannica. Il nunzio a Londra mons. Mennini, rappresenterà la Santa
Sede.
Ha avuto vasta eco in Libia l’appello al dialogo lanciato, ieri all’Angelus,
da Benedetto XVI che ha espresso preoccupazione per l’incolumità dei civili esortando
le parti ad intraprendere la strada diplomatica. Per una riflessione sulle parole
del Papa, Eugenio Bonanata ha intervistato il vicario apostolico di Tripoli,
mons. Giovanni Innocenzo Martinelli:
R. – Innanzitutto,
nella comunità cristiana c’e tanta speranza che la parola del Papa possa essere veramente
ascoltata dai politici e da chi ha responsabilità in questo contesto. Era la parola
che noi aspettavamo e sicuramente il Papa ha interpretato il desiderio di tutti gli
uomini che lavorano in questo Paese. Proprio questa mattina ho consegnato la nota
di questo messaggio del Papa al protocollo, alle autorità libiche, all’ufficio islamico
della Islamical Society, per mostrare come il Papa, la Santa Sede, la Chiesa siano
attenti a quello che capita in Libia. Accanto alla preghiera, giunge anche il messaggio
di interpretare la voce di quanti soffrono. E' un messaggio da far arrivare a chi
ha potere e responsabilità .
D. – Qual è stata la reazione delle istituzioni
libiche?
R. – Difficile dirlo così, nell’immediato, perché non abbiamo
ancora reazioni. L’abbiamo consegnata appena questa mattina e ci sembra che comunque
abbia già avuto – per quello che mi è dato di apprendere – una grande risonanza positiva.
Il Papa si interessa alla pace in un contesto arabo musulmano: questo mi sembra una
cosa molto bella. E’ una cosa che va al di là di tutte le interpretazioni che si possano
fare. E’ stata, inoltre, una parola molto equilibrata e molto attenta e mi sembra
che, nel segnale e nel modo, rispetti e non interferisca nella politica o in altri
aspetti, ma che interpreti perfettamente l’animo di questa gente che soffre.
D.
– Domani, la Conferenza di Londra: quali sono le vostre speranze?
R.
– Io mi auguro che non soltanto l’Europa, ma anche l’Unione Africana possa prendere
parte a questi concerti politici, perché l’Unione Africana ha un ruolo importante
e un ascendente sulla Libia e presso Gheddafi, e quindi fare a meno di loro significa
un po’ non dare peso al ruolo della Libia nella storia di oggi in Africa. L’Unione
Africana ha già fatto presente che qualsiasi cosa, senza questa realtà africana, rende
le istanze e le decisioni non complete.
D. – Come si vive in queste
ore a Tripoli?
R. – Calma e attesa: dopo la notte di bombardamenti,
anche se non direttamente su Tripoli ma fuori Tripoli, l’animo è inquieto. C’è la
fila per prendere la benzina, la fila dal panettiere per prendere il pane, la fila
per comprare il necessario nelle botteghe … C’è tutto un disagio comune, una tristezza
… ecco, sul volto della gente si coglie veramente la tristezza, la tristezza perché
non è mai stato così! Adesso si sente tutta l’esasperazione di non poter risolvere
questa situazione, e non si vede ancora come la si possa risolvere … (gf)