In Libia si combatte per Sirte. Per la Russia i raid non sono autorizzati
Dalla Libia notizie contrastanti circa la possibile caduta della città di Sirte nelle
mani dei ribelli, mentre su Misurata, nonostante il cessate il fuoco, continuano i
bombardamenti lealisti. Domani a Londra la conferenza internazionale, alla quale non
parteciperà Mosca essendo la Russia fuori dalla coalizione. Ci riferisce Francesca
Sabatinelli:
Ha avuto vasta
eco in Libia l’appello al dialogo lanciato, ieri all’Angelus, da Benedetto XVI che
ha espresso preoccupazione per l’incolumità dei civili esortando le parti ad intraprendere
la strada diplomatica. Per una riflessione sulle parole del Papa, Eugenio Bonanata
ha intervistato il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli:
R. – Innanzitutto,
nella comunità cristiana c’e tanta speranza che la parola del Papa possa essere veramente
ascoltata dai politici e da chi ha responsabilità in questo contesto. Era la parola
che noi aspettavamo e sicuramente il Papa ha interpretato il desiderio di tutti gli
uomini che lavorano in questo Paese. Proprio questa mattina ho consegnato la nota
di questo messaggio del Papa al protocollo, alle autorità libiche, all’ufficio islamico
della Islamical Society, per mostrare come il Papa, la Santa Sede, la Chiesa siano
attenti a quello che capita in Libia. Accanto alla preghiera, giunge anche il messaggio
di interpretare la voce di quanti soffrono. E' un messaggio da far arrivare a chi
ha potere e responsabilità .
D. – Qual è stata la reazione delle istituzioni
libiche?
R. – Difficile dirlo così, nell’immediato, perché non abbiamo ancora
reazioni. L’abbiamo consegnata appena questa mattina e ci sembra che comunque abbia
già avuto – per quello che mi è dato di apprendere – una grande risonanza positiva.
Il Papa si interessa alla pace in un contesto arabo musulmano: questo mi sembra una
cosa molto bella. E’ una cosa che va al di là di tutte le interpretazioni che si possano
fare. E’ stata, inoltre, una parola molto equilibrata e molto attenta e mi sembra
che, nel segnale e nel modo, rispetti e non interferisca nella politica o in altri
aspetti, ma che interpreti perfettamente l’animo di questa gente che soffre.
D.
– Domani, la Conferenza di Londra: quali sono le vostre speranze?
R. – Io mi
auguro che non soltanto l’Europa, ma anche l’Unione Africana possa prendere parte
a questi concerti politici, perché l’Unione Africana ha un ruolo importante e un ascendente
sulla Libia e presso Gheddafi, e quindi fare a meno di loro significa un po’ non dare
peso al ruolo della Libia nella storia di oggi in Africa. L’Unione Africana ha già
fatto presente che qualsiasi cosa, senza questa realtà africana, rende le istanze
e le decisioni non complete.
D. – Come si vive in queste ore a Tripoli?
R.
– Calma e attesa: dopo la notte di bombardamenti, anche se non direttamente su Tripoli
ma fuori Tripoli, l’animo è inquieto. C’è la fila per prendere la benzina, la fila
dal panettiere per prendere il pane, la fila per comprare il necessario nelle botteghe
… C’è tutto un disagio comune, una tristezza … ecco, sul volto della gente si coglie
veramente la tristezza, la tristezza perché non è mai stato così! Adesso si sente
tutta l’esasperazione di non poter risolvere questa situazione, e non si vede ancora
come la si possa risolvere … (gf)