2011-03-26 15:04:40

Libia: controffensiva degli insorti. Obama: evitata catastrofe umanitaria. Ma le milizie pro-Gheddafi non cedono


Dopo furiosi combattimenti notturni i ribelli libici riconquistano la città costiera di Ajdabiya e puntano ora verso Brega, importante porto petrolifero più ad ovest. Intanto, le forze lealiste, duramente colpite dai bombardamenti alleati anche a Misurata sono in rotta. Il presidente USA Obama parlando alla nazione dichiara: è stata evitata una catastrofe umanitaria. Il servizio di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

Dopo una notte di combattimenti, con il sostegno degli aerei della coalizione, i ribelli sono entrati nella città di Ajdabiya. Per gli insorti è la prima vittoria, dopo che l'intervento internazionale li ha salvati da una sicura disfatta. Le forze lealiste sono ora incalzate dagli insorti sulla strada per Brega, strategico porto petrolifero. Non si fermano i raid aerei della coalizione che nella notte hanno colpito Tripoli centrando una caserma ed un radar militare. Aerei della coalizione hanno bombardato anche postazioni delle forze di Gheddafi nelle vicinanze di Misurata, inclusi depositi di armi. Misurata, circa 200 chilometri ad est di Tripoli, è controllata dagli insorti ma assediata dalle forze governative, che la bombarda con l'artiglieria, e, nel centro della città, la popolazione è sotto il tiro costante dei cecchini appostati sui tetti. La missione in Libia ''sta avendo successo'' – ha dichiarato il presidente Usa Barack Obama nel discorso settimanale alla nazione, sottolineando che è stata evitata una catastrofe umanitaria. Intanto, è passato sotto il controllo della Nato il pattugliamento navale destinato a garantire l’embargo Onu contro Tripoli. Da Mosca tuttavia giunge un avvertimento alla Nato a non intraprendere un'operazione di terra in Libia, che la Russia non appoggerebbe mai. Un rischio che anche gli insorti sembrano voler evitare. Il capo del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, riconosciuto dalla Francia ha, infatti, scritto una lettera aperta al presidente Sarkozy in cui esprime la riconoscenza del popolo libico, ma respinge ogni ipotesi di intervento di truppe di terra straniere.

I raid aerei della coalizione hanno dunque indebolito le forze fedeli a Gheddafi che assediano le città in mano agli insorti. Per conoscere la situazione in Tripolitania Marco Guerra ha raccolto la testimonianza del giornalista free lance, Cristian Tinazzi, presente a Tripoli:RealAudioMP3

R. – La situazione è ancora sotto controllo. Pochi minuti fa il vice-ministro degli Esteri, Khaled Kaim, ha riferito dell’effettivo ritiro delle truppe governative da Adjabiyah, per via del continuo attacco delle forze aeree della coalizione che metterebbero in pericolo i civili. Attacchi che si sono verificati anche all’interno della città. Intanto, ieri, sono stati comunicati, da parte del governo, dei dati ufficiali sul numero delle vittime: si parla di 114 morti e 445 feriti durante i bombardamenti tra il 20 ed il 25 marzo.

D. – Come al solito c’è una guerra anche nella propaganda. Da quello che puoi vedere, quali sono le reali ripercussioni sulla popolazione civile?

R. – La fila di ore davanti ai distributori di benzina. Ora stanno iniziando a mancare i rifornimenti: dentro i supermercati, quelli più grandi, gli scaffali sono ormai vuoti. La gente ha paura per i bombardamenti che avvengono la notte e che, chiaramente, colpiscono obiettivi militari. Molti di questi obiettivi, però, si trovano vicino ad edifici civili.

D. – Il popolo di Tripoli come ha reagito alle operazioni della coalizione internazionale? Il fronte pro-Raìs è più unito o disgregato dopo l’intervento dell’Occidente?

R. – Qui a Tripoli è più unito. La gente è molto arrabbiata, vengono continuamente gridati slogan contro l’Occidente, si parla di jihad. E’ una situazione dove la gente che sta da questa parte ha una visione totalmente condizionata dalla propaganda governativa, e quindi prende acriticamente posizione.

D. – Secondo alcune fonti, Gheddafi starebbe già trattando un cessate il fuoco in cambio di un’uscita sicura...

R. – Non è confermato, non si sa niente. Prima è stato chiesto anche al vice-ministro cosa stia facendo il figlio di Gheddafi, Seif al Islam, perché pare che si stia tentando questa mediazione attraverso di lui. Il ministro ha detto che Seif al Islam non rappresenta il governo. Comunque si sta cercando una mediazione. Mediazione che è l’unico modo per uscire da questa situazione, che pare ormai avviata verso una sanguinosa guerra civile, che da questa parte, al momento, nessuno sta mollando. Non si notano cenni di cedimento nella struttura militare della Tripolitania e del Fezzan.

D. – Anche perché, senza un intervento sul terreno, i ribelli è difficile che prendano completamente il sopravvento solo con l’appoggio aereo...

R. – Sì, assolutamente. Oggi c’è stata appunto la dichiarazione che l’esercito governativo si è ritirato da Ajdabiya, però è chiaro che non hanno la struttura logistica, i mezzi né tantomeno le persone per arrivare fino a Tripoli, anche se hanno – ed avranno anche in futuro – l’appoggio aereo. (vv)







All the contents on this site are copyrighted ©.