Lampedusa: nuovi sbarchi. Il governo italiano: "dote" per i rimpatri
Non si arresta l'ondata di sbarchi a Lampedusa, dove si trovano ancora oltre 4 mila
immigrati nonostante i trasferimenti in nave e con un ponte aereo. Intanto, rientrato
ieri dalla Tunisia, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha proposto
una "dote" fino a 2500 dollari per ogni profugo che accetterà volontariamente di rimpatriare
nel suo Paese. Dall’esecutivo anche la decisione di trasferire gli immigrati da Lampedusa
nelle varie regioni italiane. Nel frattempo la Comunità di Sant’Egidio invoca una
politica europea di responsabilità nel Mediterraneo e chiede al governo italiano di
adottare un provvedimento straordinario di accoglienza temporanea come previsto dalla
Legge Bossi-Fini. Paolo Ondarza ne ha parlato con Daniela Pompei, responsabile
per il servizio agli immigrati della Comunità di Sant'Egidio.
R. – Si chiede
essenzialmente di fare, da parte del governo italiano, un provvedimento d’accoglienza
temporanea per i profughi, che è previsto già nella cosiddetta legge Bossi-Fini sull’immigrazione.
Le persone cui viene concessa questa tipologia di permessi di soggiorno, possono anche
inserirsi nel mercato del lavoro oppure si può provvedere per loro – visto che si
tratta di tunisini che magari hanno parenti in Francia, in Germania o in Belgio –
ad un ricongiungimento familiare, fatto nella legalità.
D. – Questo
comporterebbe un coinvolgimento anche dell’Unione Europea...
R. – Sì.
Anche perché, forse, in tutta questa vicenda, c’è poca partecipazione attiva da parte
di tutti i Paesi dell’Unione Europea.
D. – Parlava di un provvedimento
straordinario. Ma c’è un’effettiva disponibilità di accoglienza nel territorio italiano?
E, se sì, non tutti i profughi – che sono ormai un numero considerevole – potranno
essere inseriti nel mercato del lavoro...
R. – Certo. Però l’Italia,
in questi giorni, ha emanato il decreto flussi dei lavoratori stagionali. Abbiamo
ritenuto di aver bisogno di 60 mila persone. Un mese e mezzo fa, invece, è terminata
la richiesta del decreto flussi per il lavoro stabile, altre 80-100 mila persone.
Effettivamente, quindi, c’è una richiesta. L’altra constatazione sul numero – che
a questo punto è arrivato a quota circa 15 mila persone – è anche che la domanda di
parte di questi cittadini non è sempre quella di rimanere sul territorio italiano.
D.
– La Comunità di Sant’Egidio esprime poi preoccupazione per la popolazione di Lampedusa
e definisce positiva la decisione del governo di trasferire i profughi nelle varie
regioni italiane, anche se singole città hanno già espresso un certo dissenso rispetto
a questa idea...
R. – Dobbiamo anche ricordarci che nella storia dell’immigrazione
in Italia, il nostro Paese ha già affrontato dei flussi massicci - anche molto più
consistenti di quelli che avvengono attualmente -, come ad esempio la vicenda degli
albanesi nel 1990-1991. L’Italia scelse, anche all’epoca, di suddividere in tutte
le regioni italiane le persone che arrivavano in Puglia. Penso che tutte le regioni,
come anche alcune grandi città, possano, in qualche modo, accogliere queste persone,
perché c’è una disponibilità.
D. – Dal ministro degli Esteri Franco
Frattini arriva la proposta: 2.500 dollari di dote per ogni profugo perché possa essere
rimpatriato ed avviato a crearsi un’attività nel suo Paese...
R. – E’
una via che si può percorrere. Tutto, però, andrà accompagnato anche con degli interventi
un po’ più a lungo termine da parte sicuramente dell’Italia ma anche da parte di altri
Paesi europei, per un discorso di cooperazione rinnovata, sia in Tunisia, sia in Egitto,
sia in altri Paesi.
D. – Per favorire lo sviluppo proprio in quei Paesi
da cui provengono i profughi...