Malaysia: nota dei vescovi sulle Bibbie sequestrate
“La Bibbia è un autentico annuncio di salvezza destinato a tutti coloro che vogliono
ascoltarlo”: con questa parole i vescovi cattolici della Malaysia hanno espresso il
loro parere sull'annosa questione che riguarda oltre 35mila Bibbie provenienti dall’Indonesia
(che condivide con la Malaysia la lingua bahasa) e fermate dal governo alla dogana.
Secondo le autorità civili, prima di essere messe in circolazione nella società le
Bibbie dovrebbero riportare sulla copertina il timbro con l’espressione “per la cristianità”,
in stampatello, carattere tipografico Arial formato 12. Secondo una nota inviata all'agenzia
Fides dalla Chiesa locale, per mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Malacca-Johor e
Presidente della Conferenza episcopale, sarebbe meglio timbrare le Bibbie con la dicitura
“pubblicazione cristiana”, formula già adottata nel 1980, piuttosto che stampigliare
“per la cristianità”. Attualmente le Bibbie si trovano nei porti di Kuching e Klang
e sono state bloccate per ragioni burocratiche, prima di poter essere sdoganate. Il
Ministro degli Interni in un primo momento aveva disposto che su ogni copia venisse
stampato un numero di serie e la dicitura “Solo per la cristianità” ma, dopo la ferma
opposizione sollevata dai cittadini malaysiani cristiani, di tutte le confessioni,
ha indicato che sarebbe sufficiente il timbro “per la cristianità”. A questo punto
la “Christian Federation of Malaysia” (Cfm) ha annunciato che si riunirà la prossima
settimana per trovare un compromesso, rispetto alla proposta del governo: il che servirebbe
a “liberare” le Bibbie e a metterle in circolazione. Mons. Paul Tan ha proposto, a
tal fine, di rispolverare la dicitura “pubblicazione cristiana”, che già a partire
dal 1980 aveva trovato concordi le Chiese e il governo malaysiano. Il vescovo ha invece
definito “inaccettabile e restrittiva” la precedente proposta del governo “solo per
la cristianità”, sottolineando che “la Bibbia è la Buona Novella della Salvezza, che
raggiunge tutti coloro che vorranno accoglierla”. Ha poi specificato che “in Malaysia,
dato che l’Islam è religione di stato, noi cristiani conveniamo con la restrizione
nella diffusione della Parola di Dio fra i fedeli musulmani”. Nella controversia sulle
“Bibbie bloccate” si inseriscono anche altre due questioni: quella dell’uso della
parola “Allah” per indicare Dio da parte dei cristiani, che l’anno scorso aveva sollevato
una controversia giudiziaria fra i cristiani e lo stato, conclusasi in primo grado
con la vittoria delle Chiese, e un’altra questione di natura politica. Con le elezioni
nella provincia di Sarawak alle porte, e in vista delle prossime elezioni generali
nel paese, il governo non intende infatti creare malumori e tensioni fra la popolazione
cristiana, che potrebbero causare una perdita di consensi. (R.P.)