Sudan: terre agli stranieri, diritti dei sudanesi a rischio
L’acquisizione di milioni di ettari di terre coltivabili da parte di società straniere
rappresenta una minaccia per i diritti dei sudanesi. Lo sottolineano gli autori di
uno studio sul cosiddetto ‘land grabbing’ (accaparramento di terre), un fenomeno che
ha preso consistenza dopo la fine della guerra civile in Sudan nel 2005. Secondo la
ricerca, commissionata dalla Ong Norwegian People’s Aid, negli ultimi quattro anni
28 società straniere hanno acquistato terreni per un totale di due milioni e 640.000
ettari nei settori dell’agricoltura, dello sfruttamento forestale e della produzione
di biocarburanti. Nella ricerca - riferisce l’agenzia Misna - si evidenzia che la
superficie interessata dal ‘land grabbing’ equivale a circa 5 milioni di ettari, pari
al 9% del territorio del Sud Sudan, un’area maggiore dell’intero Rwanda. Il contratto
di maggior valore è stato firmato da una società degli Emirati Arabi Uniti, che ha
acquisito i diritti di sfruttamento turistico su oltre 2 milioni e 200 mila ettari
di terra nel Parco nazionale di Boma. Altri accordi coinvolgono due società americane
e le concessioni riguardano rispettivamente 600 mila ettari di terreni agricoli nello
Stato di Central Equatoria e 400 mila ettari in quello di Unity. Con un governo ancora
in stato embrionale, una società che si sta riprendendo dalla guerra civile e le ambiguità
legislative caratteristiche del periodo di transizione – rileva lo studio – c’è il
pericolo che gli investimenti stranieri, se privi di controlli, contribuiscano a privare
la popolazione dei mezzi di sussistenza necessari per vivere. (G.P.)