2011-03-24 15:24:42

Sale la protesta in Siria: atteso un importante annuncio del presidente Assad


Nuova recrudescenza delle proteste governative che da alcuni mesi scuotono diversi Paesi del mondo arabo. Altissima la tensione in Siria dove gli attivisti per i diritti umani denunciano l’uccisione di circa 100 dimostranti negli scontri di ieri a Dara con le forze di sicurezza. Il presidente Assad - ha annunciato un suo consigliere - farà a breve un annuncio importante per soddisfare le richiesta del popolo. In Yemen approvato lo stato di emergenza mentre l’opposizione continua a chiedere le dimissioni immediate del presidente Saleh. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Almeno 20mila persone hanno partecipato stamane ai funerali dei manifestanti uccisi ieri a Daraa, città tribale siriana nei pressi del confine con la Giordania. Slogan in favore della libertà e contro il governo hanno accompagnato il corteo funebre di nove delle 25 giovani vittime accertate da fonti mediche siriane. Molto più grave il bilancio fornito da militanti per i diritti dell'uomo e testimoni che parlano di circa 100 persone rimaste uccise nell’assalto alla moschea della cittadina che, da oltre una settimana, era teatro di proteste contro il regime di Assad e del partito Baath, al governo da quasi 50 anni. Le violenze sono state condannate da Stati Uniti e Onu. Il primo ministro turco Erdogan, invece, ha messo in guardia il presidente siriano Assad invitandolo ad “attuare le riforme necessarie”. Le autorità di Damasco hanno, dal canto loro, accusato “parti straniere” di “aizzare la sommossa”, riferendosi implicitamente alla Giordania. Intanto, per domani, venerdì di preghiera musulmana, è stata indetta sui social network dei dissidenti una “mobilitazione di massa” in tutte le regioni del Paese. Altissima tensione anche in Yemen dove ieri il Parlamento ha approvato lo stato d’emergenza, decretato venerdì dal presidente, Ali Abdullah Saleh. Nel tentativo di placare la richiesta di sue dimissioni, il capo di Stato ha offerto un referendum costituzionale, elezioni parlamentari e nuove elezioni presidenziali, da tenersi entro la fine dell’anno. L’opposizione, tuttavia, non è intenzionata a cedere e domani tornerà a manifestare con un grande corteo nella capitale Sana’a.

Algeria
Tensione anche in Algeria. Ieri, almeno 40 persone sono rimaste ferite in violenti scontri scoppiati ad Algeri tra giovani e forze dell’ordine. Alla base delle proteste, l’emergenza casa. Nel Paese nordafricano, infatti, la crisi abitativa è un problema endemico: oltre 500 mila famiglie abitano in case in declino intorno ai centri abitati, soprattutto nella capitale algerina.

Pakistan
In Pakistan, oggi almeno 5 persone sono morte e altre 25 sono rimaste ferite nella deflagrazione di un’autobomba. L’attentato è stato condotto contro una caserma della polizia a Daaba, nel distretto di Hangu, una delle roccaforti dei talebani pachistani.

Libano
Sette cittadini estoni sono stati sequestrati ieri in Libano. Gli uomini stavano effettuando un’escursione in bicicletta nella valle di Bekaa. L’esercito libanese – al momento – sta conducendo una serie di blitz nella regione.

Giappone
Prosegue in Giappone incessante l’opera di messa in sicurezza della centrale atomica di Fukushima, dopo che ieri da alcuni reattori è cominciato ad uscire del fumo nero. E stamane risulta di 147 volte superiore alla norma la presenza di iodio radioattivo nel tratto di mare prossimo alla centrale, mentre migliora la situazione a Tokyo dove il livello di radioattività presente nell’acqua è tornata sotto limiti consentiti per l'alimentazione dei neonati. Intanto è salito a 26 mila il bilancio delle vittime e dei dispersi del terremoto dell’11 marzo scorso. La Polizia nazionale nel suo ultimo aggiornamento ha reso noto che sono 9.737 le vittime certe e 16.423 i dispersi. Circa 2.777 persone sono invece rimaste ferite in seguito al sisma.

Portogallo: crisi economica e politica
Una crisi politica, economica e monetaria. E’ iniziato per il Portogallo lo scenario più difficile dopo le dimissioni, ieri sera, del governo minoritario socialista, guidato dal premier socialista Socrates, in seguito alla bocciatura in Parlamento della manovra antideficit concordata con Bruxelles. La crisi politica potrà avere conseguenze gravissime per il Paese, ha dichiarato Socrates. Da Lisbona, Riccardo Carucci:RealAudioMP3

In preda ad una grave crisi economica, finanziaria e sociale, il Portogallo deve affrontare ora anche una crisi politica, in seguito alle dimissioni del governo minoritario socialista eletto nel 2009. Il parlamento, infatti, con il voto delle opposizioni sia di destra che di sinistra, ha bocciato l’ultimo piano di ostilità per ridurre il deficit di bilancio preparato dal governo, già presentato a Bruxelles in uno sforzo estremo di evitare il ricorso, dopo Grecia ed Irlanda, al Fondo di stabilizzazione europeo e al Fondo Monetario internazionale. Un programma con gravose conseguenze sociali che prende di mira soprattutto i pensionati. Ieri sera dopo il voto del parlamento, il primo ministro, Josè Socrates, si è recato dal presidente della Repubblica per presentare le dimissioni. Il presidente della Repubblica non potrà che sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni e ci vorranno forse tre mesi per avere un nuovo governo.

Vertice del Consiglio europeo
E l'impatto della crisi politica portoghese sulla stabilità dell'eurozona, il varo della riforma della governance economica e la crisi libica saranno al centro del vertice del Consiglio europeo che si apre oggi pomeriggio a Bruxelles. In mattinata nella capitale belga hanno sfilato circa 15 mila manifestanti diretti proprioai palazzi Ue, per protestare contro le misure di austerità previste dal patto. In particolare, i sindacati europei contestano la stretta sulle pensioni, il limite agli aumenti salariali e all'aggancio con l'inflazione.

Spagna
In Spagna, la Corte suprema ha annunciato ieri di avere respinto la richiesta di iscrizione alle prossime elezioni amministrative e regionali del 25 maggio del nuovo partito della sinistra indipendentista basco "Sortu". Quest’ultimo è accusato di essere l’erede di Batasuna, il “braccio politico” dell’Eta, dichiarato illegale sette anni fa. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 83







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