Le truppe di Gheddafi conquistano il porto di Misurata. Jet francese abbatte aereo
libico
In Libia si continua a combattere. La coalizione internazionale, che ha annunciato
di aver smantellato l’aviazione militare libica, ha compiuto nuove incursioni aeree.
Un aereo libico che volava nella no-fly zone è stato abbattuto da un jet francese,
riferisce la tv Abc. Tra i vari obiettivi, sono state colpite una caserma alle porte
di Tripoli ed una residenza del rais ad Ajdabija. Nella stessa zona, sono state attaccate
anche truppe di terra, fedeli a Gheddafi. Nonostante i raid della coalizione, non
si fermano però gli attacchi delle forze governative. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nell’est
della Libia prosegue l’offensiva delle forze di Gheddafi. Il porto di Misurata è tornato
sotto il controllo delle truppe del rais e migliaia di lavoratori stranieri, soprattutto
immigrati provenienti dall’Egitto e dall’Africa sub-sahariana, sono bloccati nello
scalo portuario. Sempre a Misurata, carri armati governativi hanno lanciato, nelle
ultime ore, nuovi attacchi colpendo anche un ospedale. A Tripoli, intanto, le autorità
libiche hanno mostrato ad un gruppo di giornalisti stranieri 18 corpi carbonizzati.
Secondo il regime, si tratterebbe di vittime civili di raid della coalizione. Sull’altro
fronte, il Consiglio nazionale degli insorti ha formato a Bengasi un governo ad interim.
Dopo i bombardamenti notturni, molti obiettivi militari libici sono ormai ridotti
in rovina, ma le crepe che maggiormente preoccupano il governo di Tripoli sono le
crescenti voci di dissenso tra i fedelissimi del colonnello. Anche un cognato dei
rais, secondo fonti del Dipartimento di Stato americano, avrebbe contattato le autorità
statunitensi per “cercare una via d’uscita”. Primi cedimenti anche sul terreno: una
delle brigate del colonnello Gheddafi presenti ad Ajdabiya, in Cirenaica, starebbe
trattando la resa con gli insorti. Sul versante diplomatico, il cancelliere
tedesco, Angela Merkel, ha chiesto un “embargo petrolifero completo” per colpire
la principale leva economica che ancora alimenta il governo di Tripoli. Torna infine
a riunirsi il Consiglio atlantico dopo il nulla di fatto, ieri, nell’ennesima riunione
sul ruolo della Nato nelle operazioni militari. La crisi libica oggi è al centro anche
delle riunioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu a New York e del Consiglio europeo
a Bruxelles. In Italia l'Aula della Camera ha approvato la risoluzione sulla crisi
in Libia.
Tripoli, intanto, ha vissuto un'altra notte di raid. Alle porte
della città è stata bombardata una caserma. Ascoltiamo Cristiano Tinazzi, giornalista
freelnace raggiunto telefonicamente nella capitale libica da Amedeo Lomonaco:
R. - Si è
sentito un forte boato, dopo ci sono stati altri colpi in successione e poi, salendo
sul tetto, si è scoperto che, in realtà, i colpi che si sono succeduti erano dei fuochi
pirotecnici. Non si capisce se siano stati utilizzati per coprire la prima esplosione.
Oggi nella piazza adiacente al compound di Gheddafi ci sono ancora i tendoni con diverse
centinaia di persone che si sono appostate per difendere simbolicamente il colonnello.
Si sta anche tentando di organizzare una grande marcia verde pacifica, oggi, che dovrebbe
raccogliere migliaia e migliaia di cittadini, civili e rappresentanti delle tribù.
La marcia andrà verso Bengasi. Si cercherà di trattare con le tribù locali per arrivare
ad un accordo e porre fine allo spargimento di sangue.
D. - Da chi è
organizzata questa marcia verde?
R. - La marcia verde è organizzata
dal Consiglio popolare sociale, che è una sorta di organismo che raccoglie tutte le
tribù del Paese. A questa marcia hanno aderito le più importanti tribù. C’è quella
dei Warfalla, che però è spaccata, perché si sono ribellati e non c’è più un capo
unico che abbia il potere di coordinare tutta la tribù. E’ una tribù che conta un
milione di persone e quindi è molto importante. Poi ci sono i Gadhafa,
i Mugharha. Insomma, hanno aderito le più importanti tribù. Bisogna
vedere, nelle prossime ore, se riusciranno a muoversi con questa carovana pacifica
verso Bengasi.
D. - Sul versante diplomatico c’è da segnalare che la
Germania ha chiesto un embargo petrolifero completo per colpire la principale leva
economica che ancora alimenta il governo di Gheddafi. Dal punto di vista economico,
quale è la situazione della Libia in questo momento?
R. - La produzione
petroliera è calata notevolmente. Ormai si parla di una riduzione di circa un terzo
sul valore totale. Mancano i tecnici all’interno degli stabilimenti e quindi non si
può produrre petrolio, non si può raffinarlo, non si può esportarlo. Anche la catena
logistica dei trasporti è saltata. Il ministro del Petrolio Shokri Ghanem,
ha invitato le aziende a tornare, altrimenti saranno rivisti i contratti che – ha
detto - potranno andare ad altri Paesi. Tra questi ha indicato Cina, India e Russia.
Il gasdotto che collega Libia e Italia, è chiuso. Se continua questa situazione, il
problema sarà anche quello di trovare la benzina.
D. - Questo il quadro
a livello macroeconomico. Quale invece la situazione della popolazione?
R.
- I negozi, nonostante tutto, sono pieni di mercanzia. Ma c’è chiaramente un problema
di approvvigionamento. Quindi se nei prossimi giorni continuerà questa situazione,
ci sarà qualche ripercussione sulla popolazione. Da notare la fila davanti ai panettieri:
molti panettieri provenivano dall’Egitto e tanti negozi adesso sono chiusi. E quindi
ci sono delle lunghe file fuori per prendere il pane. (ap)