Assassinio Bhatti: per gli attivisti pakistani si vuole insabbiare la verità
Un gruppo di attivisti cristiani denuncia le lacune nelle indagini sull'omicidio di
Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le Minoranze assassinato il 2 marzo scorso
per la sua battaglia contro le leggi sulla blasfemia. Esponenti della All Pakistan
Minority Alliance (Apma) lamentano tentativi di depistaggio e la mancanza di una reale
volontà politica di catturare e punire i responsabili, probabilmente legati all'ala
fondamentalista islamica del Paese che tiene in ostaggio il governo di Islamabad.
Tuttavia i leader cristiani promettono battaglia e assicurano: "continueremo la missione
di Shahbaz Bhatti fino all'ultima goccia del nostro sangue". Paul Bhatti, neo eletto
presidente di Ampa, manifesta disappunto per gli scarsi risultati emersi sinora dalle
indagini sulla morte di Shahbaz Bhatti e invoca la creazione di una Commissione parlamentare
di inchiesta. Al momento è stato fermato solo un sospetto che, nonostante i proclami
del ministero degli Interni, avrebbe avuto per la polizia un ruolo secondario. In
una conferenza tenuta al Circolo della stampa di Islamabad, il leader Ampa denuncia
depistaggi del partito di governo - il Partito popolare pakistano (Ppp) - e la mancata
scorta per il ministro cattolico "martire" della fede. "Il ministero degli Interni
- continua Paul Bhatti - annuncia una svolta a breve ma sono solo false speranze,
sotto forma di comunicati in base ai quali i colpevoli saranno presto consegnati alla
giustizia". Pervaiz Rafique, membro dell'assemblea provinciale del Punjab, promette
che "continueremo la missione di Shahbaz Bhatti fino all'ultima goccia del nostro
sangue", anche se governo e autorità non garantiscono il rispetto della legge nel
Paese. Egli ricorda la morte del governatore Salman Taseer, il cui assassino ha confessato
il delitto, ma le autorità non l'hanno incriminato per le pressioni esercitate dai
fondamentalisti islamici. Leader cristiani e attivisti per i diritti umani, uniti
in una delegazione, hanno incontrato il capo della polizia di Islamabad per chiedere
maggiori informazioni sulle indagini. Tuttavia non hanno ricevuto risposte ritenute
"soddisfacenti". Intanto a Kot Addu, nel Punjab, continuano le vessazioni dei latifondisti
musulmani – sostenuti dai funzionari locali – contro la comunità cristiana. Dopo la
profanazione dei cimiteri, i piccoli capi mafia intendono spossessare i cristiani
delle loro terre, grazie anche all'influenza esercitata da potenti parlamentari della
zona. I funzionari locali negano episodi di violenze e abusi, mentre gruppi cattolici
- fra cui la Commissione nazionale di Giustizia e pace - si sono attivati a tutela
dei diritti dei cristiani. (R.P.)