La Malaysia fa marcia indietro sulle Bibbie sequestrate. I cristiani valutano la proposta
Il governo malaysiano ha proposto una soluzione di compromesso per la questione delle
35mila Bibbie bloccate nei porti del Paese. La questione è legata al divieto del governo
- rifiutata da una sentenza giudiziaria - di far usare ai cristiani il termine “Allah”
per indicare Dio. Il governo, che è spesso accusato di favorire la maggioranza islamica
rispetto ai cristiani e alle altre minoranze religiose, ha dichiarato che permetterà
il ritiro delle Bibbie una volta che sui libri sia stampigliato: “Per la cristianità”.
Una proposta precedente prevedeva che sulle Bibbie venisse stampigliato un numero
seriale, e la scritta: “Solo per i cristiani”. Questa formula era stata immediatamente
rifiutata da tutte le confessioni cristiane, perché non volevano che il libro sacro
fosse deturpato dalla scritta, dal numero seriale e dal sigillo del ministero degli
Interni. Idris Jala, che parlava a nome del Primo ministro, ha dichiarato che sulle
Bibbie sarà stampigliato solo “Per la cristianità”. Secondo fonti locali riprese dall'agenzia
AsiaNews, questa mossa è stata accolta con un certo favore dai leader cristiani. Il
segretario generale del Consiglio delle Chiese, Hermen Shastri, che ha partecipato
all’incontro con i rappresentanti del governo, ha dichiarato che i leader cristiani
hanno chiesto qualche giorno di tempo per riunirsi e prendere una decisione comune.
“Capisco l’urgenza del governo, ma devono darci la loro più forte assicurazione che
questo non succederà di nuovo”. I cristiani malaysiani che sono circa il 9% della
popolazione, e molti dei gruppi indigeni del Borneo, che parlano la lingua nazionale
malay dicono di aver usato la parola “Allah” per indicare Dio per secoli senza problemi.
(R.P.)