2011-03-23 14:30:05

In Giappone chiese aperte agli sfollati. L'opera di soccorso dei giovani cattolici


I giovani cattolici iniziano la loro missione di volontariato a Sendai. Ve ne sono già una decina sul campo e il numero arriverà fino a 30 entro la prossima settimana. Arriveranno, inoltre, altri volontari con specifiche competenze professionali come medici, infermieri e psicologi. Intanto i locali delle parrocchie di tre diocesi (Sendai, Saitama e Niigata) sono divenuti “campi profughi” per accogliere centinaia di persone che hanno perduto la casa in seguito al sisma e allo tsunami, Oggi il lavoro dei giovani volontari, riferiscono fonti locali dell'agenzia Fides, è quello di affiancare i profughi e di andare a visionare e pulire le case inondate dallo tsnami. I giovani cristiani - che hanno mostrato un forte slancio di generosità - hanno iniziato a ripulire le abitazioni di Sendai invase dal fango, dalla melma, eliminando gli arredi e le suppellettili ormai inutilizzabili, cercando di renderle nuovamente abitabili. In tal modo “si portano anche speranza e conforto agli sfollati, si mostra solidarietà concreta che le vittime apprezzano moltissimo”, nota padre Daisuke Narui, direttore di Caritas Giappone, che coordina le operazioni presso il Centro di Aiuto creato dalla Caritas a Sendai per gestire l’emergenza. I volontari, inoltre, distribuiscono coperte e cibo alle centinaia di persone attualmente ospitate nelle strutture delle chiese di Sendai e nelle vicine diocesi di Niigata e Saitmaa. Le Chiese infatti hanno aperto i battenti divenendo veri e propri centri di accoglienza “dove si respira e si mette in pratica l’amore al prossimo e la testimonianza dei valori cristiani”. Fra i rifugiati accolti vi sono anche alcuni fuggiti dall’area di Fukushima, a causa del pericolo delle radiazioni nucleari: quello del nucleare “è uno dei problemi che agita la mente degli sfollati, che avranno bisogno di assistenza materiale ma anche psicologica”, spiega il Direttore. Le operazioni di emergenza andranno avanti per almeno sei mesi. Poi inizierà una seconda fase, quella della riabilitazione e della ricostruzione, che potrebbe durare due anni. (R.P.)







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