Si è spento a Roma padre Giuseppe De Rosa, scrittore della Civiltà Cattolica
E’ mancato ieri sera a Roma il padre Giuseppe De Rosa, per oltre cinquant’anni scrittore
della Civiltà Cattolica, la nota e autorevole rivista dei gesuiti italiani. Nato a
Gorgoglione (Matera), nel 1921, aveva da poco compiuto 90 anni. Colpito da una grave
forma di anemia si era gradualmente indebolito, così da rendere necessario negli ultimi
mesi il trasferimento all’infermeria internazionale dei gesuiti, nella Residenza di
San Pietro Canisio, dove tuttavia aveva continuato fino alle ultime settimane a scrivere
con costanza articoli per la rivista. Entrato giovanissimo nel noviziato della Provincia
Napoletana della Compagnia di Gesù, si era laureato in storia e filosofia e aveva
studiato teologia a Lovanio, venendo ordinato sacerdote nel 1950. Terminata la formazione,
aveva svolto diversi ministeri, tra i quali l’educazione dei giovani al Collegio Argento
di Lecce, ma poi era stato presto destinato nel 1958 alla redazione della Civiltà
Cattolica, dove si realizzò veramente la vocazione della sua vita. Mente vivacissima,
desiderosa di approfondire ogni argomento, lettore infaticabile, il padre De Rosa
aveva una vera passione apostolica di servizio per mezzo della condivisione del sapere.
Di qui la sua quasi sconfinata attività di scrittore. Si può affermare senza timore
di smentita che sia stato il più fecondo scrittore di tutta la storia della Civiltà
Cattolica con i suoi articoli di argomento molto vario: filosofia e teologia, attualità
sociale e politica, spiritualità e morale. Per molti anni curò la “cronaca italiana”
quindicinale, sull’attualità della vita del Paese. Ma per un lungo periodo sono stati
nella massima parte suoi anche gli autorevoli “editoriali” non firmati della rivista.
Né mancavano note, discussioni di libri o recensioni. Numerosi anche i suoi libri,
in particolare quelli di carattere teologico-spirituale, da cui traspariva l’intensità
e la profondità della sua vita religiosa e del suo spirito sacerdotale. Aveva sensibilità
e coraggio per affrontare i problemi più seri della società e della cultura odierna,
senza sfuggirli e cercando di dare con ammirevole onestà intellettuale e morale una
parola equilibrata di orientamento. Caratteristico il suo stile, che rifuggiva dalle
raffinatezze dando sempre evidente priorità alla chiarezza e alla sistematicità dell’argomentazione.
Il suo amore per la Chiesa e la sua fedeltà al Magistero del Papa, la sua dedizione
a un lavoro paziente e in gran parte nascosto, insieme alla sua amabilità e alla sua
accoglienza, lo rendono uno splendido esempio di religioso e di sacerdote chiamato
all’apostolato nel vasto mondo della cultura odierna. (A cura di padre Federico
Lombardi)