E’ corsa contro il tempo in Giappone per stabilizzare la centrale nucleare di Fukushima.
Progressi nei collegamenti dei reattori alla linea elettrica, ma c'è stata una fuoriuscita
di vapore bianco. Nella zona è aumentato il livello di radioattività, rintracciata
anche nell’acqua del mare. Intanto a 11 giorni dal terremoto e dallo tsunami che ha
provocato 22 mila tra morti e dispersi, oggi ci sono state nuove scosse, tra cui una
di 6,6 gradi della scala Richter. Il servizio di Debora Donnini.
E, insieme,
con l’emergenza nucleare è preminente l’opera di soccorso ai 400 mila sfollati che
sono in corso di trasferimento per facilitare l’arrivo degli aiuti. Giancarlo La
Vella ne ha parlato con Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Osaka:
R. – Passata
l’emergenza, ci sono soprattutto sfollati e decine di migliaia di persone della costa
che hanno trovato riparo verso l’interno, perché il problema è interamente di comunicazione.
Quindi, è anche estremamente difficile far arrivare gli aiuti. In questi giorni, ad
esempio, si registra una situazione di svuotamento di queste aree e svuotamento dei
campi di raccolta di queste 400mila persone verso aree più sicure e più facilmente
raggiungibili dai soccorsi.
D. – Sul fronte dell’emergenza nucleare, c’è la
consapevolezza che quanto farà il Giappone, nelle prossime ore e nei prossimi giorni,
condizionerà in modo decisivo il dibattito sul nucleare nato dopo i guasti alla centrale
di Fukushima?
R. – Indubbiamente, però, c’è un problema di fondo, ovvero che
il Giappone ha puntato estremamente sul nucleare - è il Paese più “nuclearizzato”
al mondo a livello di produzione di energia e per il fabbisogno locale – e nello stesso
tempo non c’è un’opposizione al nucleare in questo Paese: un discorso è la critica
verso le autorità e soprattutto verso i responsabili delle centrali, che non hanno
probabilmente capito l’eventualità di un evento catastrofico del genere - e detto
questo, c’è una reazione, se vogliamo, di nervosismo, di rabbia contro le autorità
- ma non c’è, e non risulta in nessun modo, un’ostilità al nucleare. Quindi si tratterà
adesso di risolvere la crisi nell’immediato, spegnendo finalmente i reattori – se
si riuscirà – o seppellendoli sotto il cemento. Certamente la sorte di Fukushima e
delle centrali 1 e 2 probabilmente è già segnata: non verranno più riattivate.
D.
– Si stanno cominciando a vedere gli effetti delle radiazioni sulla popolazione e
sul terreno…
R. – Sulla popolazione è difficile dirlo. Forse, in questo caso,
c’è un po' di copertura. Io ho appena parlato ora con una mia conoscente di Tokyo
e quello che mi ha detto è che in questo momento sono più tranquilli, perché le autorità
hanno detto che non solo i rischi per la salute, ma anche la situazione generale sta
migliorando. È una cosa diversa leggere i giornali, seguire i media locali e quelli
internazionali. Probabilmente la realtà è che c’è una situazione grave in questo momento,
che non è ancora uno stato di allerta, ma potrebbe diventarlo. (ap)