2011-03-22 16:06:32

Giappone: 21 mila le vittime, allarme radiottività nel mare di Fukushima


Non costituirebbe una minaccia immediata per la salute la presenza di materiale radioattivo individuato nell’acqua di mare nei pressi della centrale di Fukushima. La rassicurazione arriva dal governo giapponese, ma contemporaneamente il bilancio, ancora provvisorio, del terremoto e dello tsunami dell’11 marzo scorso supera le 21mila vittime. Ci riferisce Roberta Barbi:RealAudioMP3

Oltre 21mila vittime: più di novemila morti accertati e 12mila dispersi. Sono sempre più impressionanti i numeri del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone 11 giorni fa, stando all’ultimo bilancio ufficiale diffuso. Nelle sole prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi il computo finale potrebbe arrivare a 15mila. Nella centrale di Fukushima, intanto, dopo l’allerta per la fuoriuscita di una quantità non specificata di vapori radioattivi, sono riprese le operazioni di raffreddamento dei sei reattori danneggiati dal sisma, accelerate grazie alla connessione dell’impianto a una rete elettrica esterna. Non sarebbero pericolose per la salute, invece, le tracce di radioattività individuate dalla società di gestione Tepco nell’acqua di mare intorno alla centrale. Tuttavia, il Ministero della scienza e della tecnologia provvederà a esaminare l’acqua nel raggio di 30 km dalla costa. Crescono, dunque, le preoccupazioni per gli effetti che ciò potrà avere sui prodotti ittici, ma il governo ha comunicato che, nonostante l’allarme cibo di ieri, non sarà estesa la “zona di esclusione” intorno all’impianto. La terra, infine, non smette di tremare: almeno due scosse di terremoto con magnitudo maggiore di 6, più alcune di minore entità, sono state registrate in giornata nelle prefetture di Miyagi e Fukushima, già duramente coinvolte.

E, insieme, con l’emergenza nucleare è preminente l’opera di soccorso ai 400 mila sfollati che sono in corso di trasferimento per facilitare l’arrivo degli aiuti. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Osaka:RealAudioMP3

R. – Passata l’emergenza, ci sono soprattutto sfollati e decine di migliaia di persone della costa che hanno trovato riparo verso l’interno, perché il problema è interamente di comunicazione. Quindi, è anche estremamente difficile far arrivare gli aiuti. In questi giorni, ad esempio, si registra una situazione di svuotamento di queste aree e svuotamento dei campi di raccolta di queste 400mila persone verso aree più sicure e più facilmente raggiungibili dai soccorsi.

D. – Sul fronte dell’emergenza nucleare, c’è la consapevolezza che quanto farà il Giappone, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, condizionerà in modo decisivo il dibattito sul nucleare nato dopo i guasti alla centrale di Fukushima?

R. – Indubbiamente, però, c’è un problema di fondo, ovvero che il Giappone ha puntato estremamente sul nucleare - è il Paese più “nuclearizzato” al mondo a livello di produzione di energia e per il fabbisogno locale – e nello stesso tempo non c’è un’opposizione al nucleare in questo Paese: un discorso è la critica verso le autorità e soprattutto verso i responsabili delle centrali, che non hanno probabilmente capito l’eventualità di un evento catastrofico del genere - e detto questo, c’è una reazione, se vogliamo, di nervosismo, di rabbia contro le autorità - ma non c’è, e non risulta in nessun modo, un’ostilità al nucleare. Quindi si tratterà adesso di risolvere la crisi nell’immediato, spegnendo finalmente i reattori – se si riuscirà – o seppellendoli sotto il cemento. Certamente la sorte di Fukushima e delle centrali 1 e 2 probabilmente è già segnata: non verranno più riattivate.

D. – Si stanno cominciando a vedere gli effetti delle radiazioni sulla popolazione e sul terreno…

R. – Sulla popolazione è difficile dirlo. Forse, in questo caso, c’è un po' di copertura. Io ho appena parlato ora con una mia conoscente di Tokyo e quello che mi ha detto è che in questo momento sono più tranquilli, perché le autorità hanno detto che non solo i rischi per la salute, ma anche la situazione generale sta migliorando. È una cosa diversa leggere i giornali, seguire i media locali e quelli internazionali. Probabilmente la realtà è che c’è una situazione grave in questo momento, che non è ancora uno stato di allerta, ma potrebbe diventarlo. (ap)








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