Il cardinale Sandri: i cristiani di Terra Santa non si rassegnino alla mancanza
della pace
La Terra Santa ha bisogno si sperare nella pace: è quanto sottolinea il cardinale
Leonardo Sandri nella Lettera per la Colletta del Venerdì Santo, pubblicata oggi.
Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali esorta tutti i fedeli ad unirsi
al Papa per incoraggiare, spiritualmente e concretamente, i cristiani del Medio Oriente,
che sperimentano l’attualità del martirio e l’assenza della pace. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
La Terra
Santa “attende la fraternità della Chiesa universale e desidera ricambiarla nella
condivisione dell’esperienza di grazia e di dolore che segna il suo cammino”: è quanto
scrive il cardinale Leonardo Sandri, sottolineando il dovere della solidarietà, un
impegno che risale all’epoca apostolica. Il porporato esprime il “dolore per l’acuirsi
delle violenze verso i cristiani nelle regioni orientali, le cui conseguenze si avvertono
fortemente in Terra Santa”. I cristiani d’Oriente, constata con amarezza, “sperimentano
l’attualità del martirio e soffrono per l’instabilità o l’assenza della pace”. E aggiunge
che “il segnale più preoccupante rimane il loro esodo inarrestabile”. Qualche segno
positivo, prosegue, “non è sufficiente, infatti, ad invertire la dolorosa tendenza
dell’emigrazione cristiana, che impoverisce l’intera area delle forze più vitali costituite
dalle giovani generazioni”.
La Lettera esorta dunque i fedeli ad unirsi
“al Santo Padre per incoraggiare i cristiani di Gerusalemme, Israele e Palestina,
di Giordania e dei Paesi orientali circostanti, con le sue stesse parole: ‘Non bisogna
mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente’”.
L’appello alla Colletta, ribadisce, “si inscrive nella causa della pace, di cui i
fratelli e le sorelle di Terra Santa desiderano essere efficaci strumenti nelle mani
del Signore” per il bene delle popolazioni. La Congregazione per le Chiese Orientali,
soggiunge il cardinale Sandri, “si fa portavoce delle necessità pastorali, educative,
assistenziali e caritative” delle Chiese del Medio Oriente. Grazie alla universale
solidarietà, si legge nella Lettera, queste Chiese “rimarranno inserite nelle sofferenze
e nelle speranze dei rispettivi popoli”, “difenderanno i diritti e i doveri dei singoli
e delle comunità a cominciare dall’esercizio personale e pubblico della libertà religiosa”
e “si porranno al fianco dei poveri, senza distinzione alcuna, contribuendo alla promozione
sociale del Medio Oriente”.