ETIOPIA. Il vescovo di Nekempte: dietro alle recenti violenze interreligiose gruppi
radicali che vogliono usare la religione a fini politici
18 marzo 2011 Dietro alle violenze dei giorni scorsi tra cristiani e musulmani
nell’Etiopia sud-occidentale ci sono estremisti che cercano di “usare la religione
per destabilizzare la pace e i conseguenti conflitti a fini politici”. È quanto afferma
all’agenzia Cns mons. Theodorus van Ruijven, vescovo di Nekempte. Nell’intervista
il presule di origine olandese conferma che i rapporti interreligiosi tra la maggioranza
musulmana e la minoranza cristiana nella zona stanno peggiorando in modo preoccupante,
grazie all’istigazione di alcuni predicatori islamici provenienti anche dalla vicina
Somalia. Gli scontri, scoppiati il 2 marzo con l’accusa da parte di un musulmano ad
alcuni cristiani di aver dissacrato una copia del Corano, hanno causato almeno un
morto e una dozzina di feriti, l’incendio di diverse chiese e scuole protestanti e
ortodosse e altri danni materiali. Finora essi non hanno coinvolto la piccola comunità
cattolica locale (appena l’1 per cento della popolazione), nei cui confronti - ha
detto mons. van Ruijven - i musulmani hanno sinora avuto “un atteggiamento diverso”.
Secondo il presule, anche l’atteggiamento di alcuni gruppi protestanti locali ha contribuito
ad alimentare il clima di scontro con la comunità musulmana. Chiarezza su quanto accaduto
è stata chiesta dal pastore Wakseyoum Idosa, presidente della Chiesa evangelica etiopica
il quale ha dichiarato che i leader cristiani stanno lavorando insieme al Consiglio
Supremo Islamico etiopico per ripristinare la pace nella regione. I leader musulmani
locali hanno promesso, da parte loro, di aiutare la ricostruzione degli edifici distrutti,
mentre il Primo Ministro Meles Zanawi si è impegnato a compiere “passi concreti” per
prevenire futuri disordini. (Cns – ZENGARINI)