Libia. Benedetto XVI all'Angelus: incolumità per la popolazione e accesso agli aiuti
umanitari
I responsabili dei governi e delle forze armate abbiano a cuore "l’incolumità" dei
civili in Libia e assicurino loro gli aiuti umanitari. Sono i due aspetti che, all’Angelus
domenicale in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha chiesto siano garantiti dalla comunità
internazionale, dopo che nel pomeriggio di ieri la coalizione formatasi in seguito
alla risoluzione 1973 dell’Onu ha aperto le ostilità contro lo Stato nordafricano,
con i primi bombardamenti aeronavali. Il Papa ha invocato il ritorno della concordia
in Libia e in tutta la regione del Nord Africa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La Libia
è sconvolta dalle nubi della guerra, il Papa prega perché su di essa si schiuda presto
un “orizzonte di pace”. Le ultime parole dell’Angelus sono per un appello sofferto,
per giorni custodito con preoccupazione nel cuore da Benedetto XVI, trasformato in
preghiera durante gli esercizi spirituali della Quaresima, e oggi liberato pubblicamente
davanti alle migliaia di persone che a mezzogiorno lo hanno ascoltato in Piazza San
Pietro:
“Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego
per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo
un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano
a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso
ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza,
mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla
Libia e sull’intera regione nord africana”.
La Libia, dunque, ma
anche tutte le altre nazioni della fascia settentrionale africana, da molte settimane
preda di violenti sconvolgimenti interni, che nello Stato libico hanno toccato le
punte più drammatiche. Stridente allora il contrasto tra il tenore delle ultime parole
dell’Angelus e quello della riflessione offerta da Benedetto XVI prima della preghiera
mariana. Dall’odio della guerra a una delle pagine più intensamente descrittive del
Vangelo, quelle della Trasfigurazione, di cui parla la liturgia della seconda domenica
di Quaresima. Pagine dove letteralmente brilla, ha ricordato il Papa, “la gloria divina
di Gesù” molto più della luce del sole, “la più intensa che si conosca”, eppure inferiore
a quella che i discepoli videro sul Tabor:
“La Trasfigurazione non
è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, ‘l’intima compenetrazione
del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù
stesso è Luce da Luce’. Pietro, Giacomo e Giovanni, contemplando la divinità del Signore,
vengono preparati ad affrontare lo scandalo della croce”.
All’inizio
della sua riflessione, Benedetto XVI aveva ricordato i giorni dell’ultima settimana,
trascorsi nel tradizionale ritiro spirituale di inizio Quaresima. Riferendosi a questo
periodo liturgico e alla “visione soprannaturale” della Trasfigurazione di Cristo,
il Pontefice ha concluso:
“Specie in questo tempo di Quaresima, esorto,
come scrive il Servo di Dio Paolo VI, “a rispondere al precetto divino della penitenza
con qualche atto volontario, al di fuori delle rinunce imposte dal peso della vita
quotidiana”.
Dopo un breve saluto in sette lingue ai circa 50 mila
presenti in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha menzionato in lingua italiana, fra
gli altri, i fedeli in arrivo da Venezia, promotori della campagna “Adotta un papà
nel sud del mondo”, e i membri del Movimento di Vita Cristiana provenienti da Salerno.