Yemen: 52 i morti nella strage di Sanaa, la polizia spara ad Aden
E’ sempre alta tensione nello Yemen. Dopo gli scontri di ieri nella capitale Sana'a,
costati la vita ad almeno 52 persone, in mattinata la polizia ha sparato di nuovo
sui manifestanti ad Aden, nel sud del Paese. Un primo bilancio parla di 4 feriti.
Intanto anche oggi, decine di migliaia di persone sono scese in piazza del Cambiamento
nella capitale per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, da 32
anni al potere. Dura la condanna della comunità internazionale, a partire da quella
del presidente Usa, Obama, del responsabile della politica estera Ue, Catherine Ashton
e del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.
Siria: quattro manifestanti
uccisi da forze dell’ordine Le proteste antigovernative raggiungono anche la
Siria. Almeno 4 persone sono morte e altre decine sono rimaste ferite in scontri tra
polizia e manifestanti ieri sera a Deraa, nel sud del Paese, dove migliaia di cittadini
sono scesi in piazza in quello che è stato battezzato il “venerdì della dignità”.
Da Washington è arrivata la dura condanna della Casa Bianca per ogni atto di violenza
contro i civili, critiche anche dall’Onu che definisce la repressione "inaccettabile".
Intanto, un’imponente manifestazione organizzata tramite Facebook è prevista oggi
ad Homs, a nord di Damasco.
Sciiti in piazza in Iraq e in Iran contro la
rivolta in Bahrein Diverse migliaia di sciiti iracheni sono tornati a manifestare
stamani nel sud dell'Iraq contro la repressione delle proteste sciite nel Bahrein
e l’invio di truppe saudite a Manama, mentre da ieri il parlamento di Baghdad ha sospeso
per dieci giorni i lavori in segno di dissenso contro l’uso della forza da parte delle
autorità nell’arcipelago del Golfo. Manifestazione anche in Iran dove centinaia di
manifestanti hanno preso d’assalto il consolato saudita di Mashhad, chiedendo la fine
della repressione in Baherin.
Egitto: seggi aperti per referendum sulle
riforme costituzionali Seggi aperti da questa mattina in Egitto per il referendum
sulle riforme costituzionali che dovrebbero consentire entro sei mesi le prime elezioni
libere dopo la cacciata di Hosni Mubarak, avvenuta l'11 febbraio. I 45 milioni di
aventi diritto dovranno esprimersi tra l’altro sulla limitazione del numero di mandati
presidenziali, sull’allentamento delle restrizioni per candidarsi, sul rafforzamento
del controllo della magistratura sulle elezioni e sull’abolizione del potere presidenziale
di ordinare processi militari contro i civili. Contrari alcuni esponenti dell’opposizione
come Mohammed El Baradei che chiede una Costituzione completamente nuova prima di
andare alle urne.
Immigrazione: nuovi sbarchi, Lampedusa al collasso Situazione
sempre più critica a Lampedusa dove il centro di accoglienza è al collasso con quasi
3 mila persone, a fronte di 850 posti disponibili. Altri 378 migranti sono sbarcati
nella notte sull’isola siciliana. Tra i migranti, per lo più provenienti dal Maghreb,
molte donne e bambini. Solo ieri erano giunti sull’isola altre 500 persone. Oggi è
previsto l’arrivo dell’esercito e dovrebbero riprendere i trasferimenti degli immigrati
verso altri centri italiani.
Brasile In Brasile, un corteo di protesta
contro la visita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è trasformato
in una vera e propria guerriglia tra manifestanti e polizia, questa notte a Rio de
Janeiro. All’origine dei disordini, il lancio di una bottiglia molotov contro il consolato
Usa della città che avrebbe ferito una guardia di sicurezza. La polizia ha risposto
con spari di pallottole di gomma e bombe lacrimogene. In mattinata, il presidente
Obama giungerà a Brasilia dove sarà ricevuto dalla presidente del Brasile, Dilma Rousseff.
Domenica invece, è atteso a Rio de Janeiro dove fra l’altro visiterà con la famiglia
una favela. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia e Maria Pia
Iacapraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana
Anno LV no. 78