2011-03-18 13:13:05

Mons. Vegliò ad Amman: la Chiesa alza la voce a difesa dei rifugiati


Il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, si trova ad Amman, in Giordania, per una visita dedicata ai problemi delle migrazioni: sono previsti incontri con rappresentati delle autorità civili e religiose, ambasciatori, il rappresentante dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, alcune Organizzazioni non governative impegnate nell'assistenza a migranti e rifugiati, come il Jrs (Jesuit Refugees Service) e la Caritas. Vi saranno colloqui anche con alcune famiglie di rifugiati dall'Iraq e con la comunità parrocchiale irachena. La Giordania, infatti, che ha circa sei milioni di abitanti, ospita circa 500.000 rifugiati iracheni e 300.000 lavoratori migranti. Il presule, oggi pomeriggio, incontra le Organizzazioni Cattoliche alle quali rivolgerà un discorso sul tema della pastorale dei rifugiati, di cui possiamo dare alcune anticipazioni.

Mons. Vegliò ricorda che in Giordania la maggior parte dei lavoratori migranti sono egiziani, srilankesi e filippini: si tratta di persone che spesso “vivono in balia dei loro datori di lavoro e delle agenzie di reclutamento” che li hanno portati nel Paese. “Nell'agosto del 2008 – precisa il presule - la Giordania ha rivisto la sua legge sul lavoro” riconoscendo i diritti di alcune categorie, in particolare quella dei lavoratori domestici. Resta il fatto – prosegue - che “non è chiaro se e in quale misura tali norme sono state attuate”. In realtà “i lavoratori migranti sono ancora vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi che possono essere facilmente nascosti dai datori di lavoro, dalle agenzie di reclutamento e dagli stessi funzionari”.

Il presidente del dicastero vaticano si sofferma quindi sulla precaria situazione dei rifugiati iracheni “che non hanno uno status giuridico chiaro”. Si tratta di decine di migliaia di persone che vivono in stato di povertà, a rischio sfruttamento e con la prospettiva di essere costretti a intraprendere un ritorno "volontario" in Iraq. “Gli uomini che - non lavorando - non sono in grado di provvedere alle loro famiglie, soffrono di depressione, ansia e malattie croniche”. Una situazione disumana: persone che vivono “per anni senza la speranza di una vita decente”, ferite nell’intimo per “non essere viste come esseri umani”. Un dramma che ci deve toccare personalmente, afferma mons. Vegliò, che chiede un rinnovato impegno alle organizzazioni cattoliche a sostenere materialmente e spiritualmente i rifugiati iracheni in Giordania. “La dignità di ogni persona – rileva - è il punto centrale della Dottrina sociale della Chiesa, che è la misura di ogni istituzione e di ogni decisione”. “La Chiesa – ribadisce – il presule – deve alzare la sua voce” a difesa dei diritti dei rifugiati.

Mons. Vegliò, infine, mette in guardia le organizzazioni caritative cattoliche da un rischio: il fatto di dipendere da donatori non-cattolici per i finanziamenti al loro servizio, le può porre nella condizione di non stabilire le politiche della loro missione e quindi di “mettere in discussione la loro identità”. (S.C.)







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