2011-03-16 15:16:38

La riflessione del prof. Cardia sul Messaggio di Benedetto XVI per i 150 anni dell'Unità d'Italia


Per un commento sul Messaggio del Papa a Napolitano per i 150 anni dell’Unità d’Italia, Sergio Centofanti ha intervistato il prof. Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico all’Università Roma Tre:RealAudioMP3

R. – A me è sembrato, nel leggerlo, quasi un affresco di “storia patria” o di storia nazionale. Infatti, Benedetto XVI si richiama all’essere Nazione dell’Italia, all’essere Nazione che si è costruito nei secoli. E un aspetto molto bello è che lui richiama i diversi apporti, culturali, religiosi, di cultura giuridica, di cultura artistica … cioè un respiro storico molto ampio che dà fondamento alla Nazione che “poi” si fa Stato. Questo, forse, da parte di un Pontefice è l’aspetto più bello che viene per noi italiani: nel farci sentire questo sentimento nazionale più profondo, radicato non solo in un singolo momento storico importante – il Risorgimento – al quale il Papa dedica parole molto belle, ma anche di una Nazione che è il frutto di una coralità di voci, di esperienze e di sentimenti.

D. – Il Papa ha sottolineato come il cristianesimo abbia contribuito in modo fondamentale alla formazione di una identità nazionale …

R. – Il cristianesimo ha contribuito all’identità nazionale e io direi anche alla polifonia di questa identità. Il cristianesimo ha posto quelle radici di civiltà che conosciamo tutti e che, diciamo la verità, non riguardano solo l’Italia: riguardano l’Europa, l’Occidente e tante altre parti del mondo. Però, per l’Italia vi è stata questa identità che si è mantenuta solida nel tempo, nei secoli e questo è un elemento caratteristico nostro. E’ passato il Medio Evo, è passato il Rinascimento, è passato l’Ottocento, sempre animati da un cristianesimo che ha vissuto anche dei conflitti: questo bisogna dirlo con franchezza, ma la storia è anche conflitto. Quindi, ha ricordato questo aspetto del cristianesimo che ha animato e che anima la polifonia della Nazione italiana.

D. – Ci sono state parole interessanti sul Risorgimento …

R. – Ci sono state parole interessanti sul Risorgimento, sa da quale punto di vista? Della piena legittimità della Nazione italiana a farsi Stato. E il Papa ha ricordato che il dissenso di Pio IX non riguardava lo Stato che si faceva unitario in sé, ma le modalità, anche per motivi storici: più di mille anni, millecinquecento anni di presenza del Papato creavano momenti di conflitto. La classe dirigente liberale, in alcuni aspetti, è stata aspra. Però, ecco, tutto questo non portava a negare lo Stato unitario in sé, ma il modo in cui non si erano risolti determinati problemi.

D. – E ha ricordato il contributo degli stessi cattolici al Risorgimento …

R. – Guardi, il Risorgimento ha avuto due anime: quella liberale e quella – come si chiamava – “neoguelfa”, ovvero quella cattolica. Da lì sono partiti poi altri filoni: quello mazziniano, quello repubblicano, quello liberale-radicale. Ma quello cattolico non è mai venuto meno! Poi si è espresso – come ricorda il Papa – anche a livello delle più grandi personalità del mondo artistico e culturale. L’Italia è indissociabile dalla sua cultura!

D. – C’è stato poi un riferimento anche alla partecipazione dei cattolici all’elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 …

R. – Qui il discorso è anche più ampio, perché il Papa dice che anche nel conflitto risorgimentale dell’Ottocento, i cattolici non hanno mai smesso di agire per l’unità, per la coesione sociale. Lui ricorda, ad un certo punto, che le più grandi organizzazioni a livello associativo – le prime! – sono state quelle cattoliche, anche se in quel momento in uno spirito di polemica. Dopo, questo potenziale cattolico si è espresso al massimo livello nel mantenimento dell’autonomia nei confronti del regime e poi nella Costituzione e nella direzione dello Stato democratico.

D. – Che dire dei rapporti odierni tra Stato e Chiesa?

R. – Noi siamo un Paese che abbiamo mille qualità, ma qualche difettuccio ce l’abbiamo … Fra questi difettucci io metterei quello di tenere alta una polemica che non ha più ragione storica essenziale. Oggi si parla di attriti tra Stato e Chiesa, tra cultura cattolica e cultura laica … Se noi scremiamo gli aspetti polemici che ci sono un po’ connaturati, noi vediamo che non c’è stata – forse – fase storica in cui le relazioni istituzionali, giuridiche e sociali tra Stato e Chiesa sono forse al massimo livello. Non c’è forse Paese in cui esista questa armonia, che fra l’altro si esprime anche in un rapporto molto bello tra il presidente della Repubblica e il Pontefice: un rapporto molto stretto, che si è manifestato in tanti modi; non ultimo l’invio di questo messaggio del Papa per i 150 anni dell’Unità, che io penso possa fare piacere un po’ a tutti … (gf)







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