Giappone: ultimo bilancio ufficiale di oltre 4mila morti. 20mila i dispersi solo a
Miyagi. Ed è sempre più incubo nucleare
Oltre 4mila morti ed 8mila dispersi. E’ l’ultimo bilancio ufficiale, ancora provvisorio,
del sisma seguito dallo tsunami che venerdì ha investito il Giappone. Altre fonti
parlando di 20 mila dispersi. E mentre la terra continua a tremare, è emergenza radiazioni
nella centrale atomica di Fukushima, dove si lotta contro il tempo per evitare una
nuova Cernobyl. Onu segue con apprensione la vicenda, l’Ue ha previsto una serie di
incontri per fare il punto della situazione, l’Aiea ribadisce: non si può parlare,
per ora, di situazione fuori controllo. Massimiliano Menichetti
Sulla situazione
nella capitale giapponese ascoltiamo, al microfono di Sergio Centofanti, la testimonianza
di Antonio Sgro, tra gli ultimi cittadini italiani che ancora si trovano a Tokyo:
R. - C’è una
situazione che, da un punto di vista di comunicazione prodotta dalle autorità giapponesi,
direi stabile: nel senso che c’è una grande calma e non c’è nessuna richiesta di evacuazione,
non c’è nessuna richiesta d’allerta. E’ opposta, invece, la reazione e la comunicazione
inviata da tutte le ambasciate straniere ai propri cittadini, giustamente: nell’escalation
della pericolosità delle centrali nucleari, evidentemente, la maggior parte dei cittadini
stranieri sono scappati, sono andati via. C’è stata la consapevolezza crescente, negli
ultimi giorni, che la situazione possa a questo punto rappresentare veramente un alto
rischio per tutti. Questa è una situazione anomala, che porta i giapponesi a starsene
tranquilli, a starsene a Tokyo come se nulla fosse, mentre porta gli stranieri a scappare
via. Per quanto riguarda le anomalie, posso dire che non si trovano pile, non si trovano
torce, ci sono file lunghissime ai distributori di benzina. C’è un traffico inesistente
D.
- Come vedi le prospettive adesso?
R. - Al di là della direzione dei venti
che può portare, più o meno, scorie radioattive su una città piuttosto che su un’altra,
al di là delle scosse che continuano ancora e che sono molto forti - ne abbiamo una
o due al giorno con intensità intorno ai 6° e quindi continuano ad essere molto forti
- se io dovessi darti il mio parere, ti direi che prima si va via dal Paese e meglio
è, evidentemente; prima si va via da Tokyo e ancora meglio è. Da lì a dire che fra
una settimana saremo tutti contaminati o cosa succederà tra un mese, chi lo sa: ci
sono questi esperti che adesso sono al lavoro. E’ chiaro che i messaggi non sono positivi.
(mg)
Le sostanze radioattive fuoriuscite dalla centrale nucleare giapponese
di Fukushima potrebbero contaminare acqua e cibo. Secondo gli esperti, l’esposizione
a materiale radioattivo può provocare vari tipi di malattie. Sui danni alla salute
che può provocare una radioattività così alta, Salvatore Sabatino ha intervistato
Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale
Tumori di Aviano, in provincia di Pordenone:
R. - Per quanto
riguarda i danni acuti, che sono immediati, coinvolgono il midollo osseo, la pelle,
l’intestino, i polmoni, gli organi riproduttivi: tutti gli organi, cioè, che hanno
una più rapida proliferazione cellulare sono quelli che sono maggiormente interessati.
Tutto questo dipende sia dal dosaggio, sia dalla durata dell’esposizione. Per quanto
riguarda, invece, i danni cronici, che possono verificarsi mesi ed anni dopo, sono
soprattutto a livello di tumori: in particolare leucemie, linfomi, ma anche tumori
della tiroide. Per quanto riguarda la tiroide, il motivo per cui si dà lo iodio come
misura preventiva è per far sì che la tiroide stessa - bloccata dallo iodio che somministriamo
- non riceva lo iodio radioattivo, che è quello che potrebbe essere rilasciato dalla
nube tossica, qualora ci fosse.
D. - E’ vero che sono i bambini i soggetti
più a rischio?
R. - Certo, perché hanno tutti i tessuti molto più attivi e
proliferanti rispetto agli anziani o agli adulti in generale.
D. - Si riesce
a fare una media: dopo quanti anni si assiste al picco dei tumori?
R. - Anche
qui dipende: se guardiamo Hiroshima e Nagasaki o se guardiamo Chernobyl, sono situazioni
completamente diverse, perché i dosaggi stessi e le esposizioni sono stati diversi.
Per quanto riguarda Chernobyl, a esempio, gli unici tumori che sono aumentati significativamente
sono stati quelli alla tiroide e questo a distanza di cinque, dieci, vent’anni.
D
- Ci sono pericoli anche in Europa, nonostante le distanze?
R. - Dipende dalla
nube eventuale che gira per il mondo, se gira e dove va. E’ impossibile dirlo in questo
momento. Certo è che se si verificano altre scosse del genere ed altri tsunami, si
capisce che la cosa sarebbe diversa. Per cui è un po’ difficile fare delle previsioni.
(mg)
Intanto prosegue il lavoro dei circa 50 operai che si alternano nei quattro
reattori della centrale di Fukushima per arginare i danni. Un compito estremamente
difficile e a rischio, come dice Vincenzo Miliucci, esperto di nucleare. L’intervista
è di Alessandro Guarasci