2011-03-16 16:00:58

Concerti a Roma per l'Unità d'Italia


La Notte Tricolore di Roma ricorda il Risorgimento attraverso la musica: impegnate le maggiori istituzioni della Capitale, l’Accademia Filarmonica Romana alla Chiesa Nuova con un concerto di Musica sacra risorgimentale, il Teatro dell’Opera a San’Andrea al Quirinale con musiche scelte per il loro sentimento patriottico e l’Accademia di Santa Cecilia in Piazza del Quirinale e del Campidoglio con Verdi, Beethoven, Rossini e le voci bianche all’Altare della Patria per l’esecuzione dell’Inno d’Italia. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Riccardo Muti lo definisce “la preghiera dolorosa di un popolo smarrito”: il verdiano "Va’ pensiero" fin dal suo apparire ha incarnato gli ideali risorgimentali, l’anelito a una patria unita e libera, la presa di coscienza di una identità nazionale. Alla musica, dunque, questa sera il compito di ricordare e attualizzare questi concetti, questi pensieri, questi ricordi. Abbiamo chiesto ai responsabili delle Istituzioni impegnate perché, secondo loro, la musica in Italia ha giocato un ruolo di primo piano nella costruzione e difesa dell’idea di patria e di una identità culturale condivisa. Risponde Sandro Cappelletto, Direttore Artistico della Filarmonica Romana.

“Vorrei iniziare, riprendendo la famosa definizione di Fedele D’Amico: nell’Ottocento il melodramma è stato il solo fatto socialmente unitario del nostro Paese; si cantava italiano ovunque, da Palermo a Trieste; c’erano oltre mille teatri attivi; il teatro musicale era lo spettacolo più frequentato, non soltanto dall’aristocrazia, ma dalla borghesia e da alcuni ceti popolari, in un’Italia in cui il livello di analfabetismo era altissimo; nei teatri d’opera si veicola una forte emozione unitaria, di identità nazionale, di voglia di libertà e di indipendenza”.

Ecco il parere di Bruno Cagli, presidente dell’Accademia di Santa Cecilia:

“Come io ribadisco sempre, l’unità d’Italia è esistita prima nella musica che nella politica e nei confini, se noi pensiamo a ciò che in maniera compatta le grandi città, i centri musicali, hanno dato al mondo e si sono scambiate: Venezia, Napoli, Milano - per citarne tre - e Bologna al centro. Un pesarese che domina tutta l’Europa come Rossini, un bergamasco che diventa un grande compositore napoletano: questa era l’unità d’Italia! Anche la lingua italiana, nella sua alta espressione, deriva dai libretti d’opera e a sua volta deriva dal Tasso, che è il grande maestro di tutta la lingua melodrammatica successiva”.

Infine Alessio Vlad, direttore Artistico del Teatro dell’Opera di Roma:

“Ogni Paese ha un suo patrimonio da salvaguardare: l’Italia, soprattutto nell’Ottocento, si è identificata con l’opera lirica. L’opera lirica ha rappresentato un veicolo trainante per quanto riguarda la lingua e, quindi, ne consegue, la cultura. Oggi si tende a perdere o non riconoscere i valori di una tradizione”. (ap)







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