Sudan: l'impegno delle Chiese per il rispetto dei diritti umani nei due futuri nuovi
Stati
Le Chiese sudanesi “resteranno vigili e non rimarranno in silenzio di fronte a un’ingiustizia
o a una violazione dei diritti umani nel Paese”. È l’impegno scaturito da una riunione
del Consiglio delle Chiese del Sudan (SCC) svoltasi nei giorni scorsi a Juba e dedicata
all’esame della situazione dopo il referendum per l’indipendenza del Sud Sudan e alle
sfide future che attendono i due futuri Stati. Nella dichiarazione finale dell’incontro,
riferisce all’africa.com ripresa dall’agenzia Apic i leader cristiani esprimono soddisfazione
per lo svolgimento pacifico della consultazione, ma si rammaricano anche di dovere
“ancora una volta condannare e respingere nel modo più netto ogni forma di violenza
che causi la morte, la tortura e l’espulsione di masse di persone innocenti in una
fase in cui doveva finalmente prevalere la pace”. I problemi all’origine della guerra
- rileva la dichiarazione - restano insoluti, il trauma provocato dal conflitto è
ancora profondo e troppo facile è l’accesso alle armi. I leader cristiani si impegnano
quindi “ad intensificare da subito i propri sforzi per riconciliare il popolo sudanese
e a contribuire alla costruzione di due nazioni pacifiche e giuste”. La dichiarazione,
firmata dal presidente del SCC, il reverendo Ezekiel Kondo, evidenzia come anche dopo
il 9 luglio (data in cui è prevista la dichiarazione d’indipendenza del Sud Sudan),
i due nuovi Stati resteranno comunque multietnici, multiculturali e multi-confessionali
e che quindi le costituzioni che si daranno dovranno tenere conto di questa realtà.
In conclusione le Chiese cristiane sudanesi si impegnano a rispettare e ad applicare
pienamente i valori etici che difendono e ad aiutare stabilire costituzioni che riflettano
questi valori e questa etica”. (L.Z.)