L’arcivescovo Williams invita i leader anglicani a pregare per i cristiani perseguitati
nel mondo
Preoccupazione e angoscia – riferisce l’Osservatore Romano - sono state espresse dall'arcivescovo
di Canterbury, Rowan Williams, in una lettera inviata ai diversi capi delle comunità
anglicane, per le minacce quotidiane e le persecuzioni contro le sorelle e i fratelli
cristiani che vivono nei Paesi più a rischio del mondo. In occasione dell'approssimarsi
della Pasqua l'arcivescovo Williams invita tutti i fedeli a “pregare affinché ci si
avvicini maggiormente alla realtà dell'amore di Cristo e del suo sacrificio per noi,
cosicché il suo spirito ci raggiunga in maniera più potente e ci permetta di condividere
quell'amore con il mondo. I nostri pensieri - spiega il primate della Comunione anglicana
- sono rivolti in special modo ai responsabili e alla popolazione del Medio Oriente
e di Gerusalemme, costretti ad affrontare quotidianamente la massiccia instabilità
e incertezza. Ricordiamo anche il nostro vescovo di Gerusalemme, ancora in attesa
di chiarimenti in merito al suo diritto di residenza. Pensiamo con angoscia alle sofferenze
e alle ansie della Chiesa in Pakistan, nel quadro dei brutali omicidi che si sono
verificati nelle ultime settimane”. I continui attacchi alle comunità cristiane in
alcune parti della Nigeria sono motivo di profonda angoscia e preoccupazione per la
Comunione anglicana. A tal riguardo Williams ricorda il recente incontro con il primate
anglicano in Nigeria nel corso del quale si è discusso della necessità per i cristiani
di tutto il mondo di mantenere alta l'attenzione su tale questione presso i propri
Governi. “In Zimbabwe - prosegue la lettera - la nostra comunità è ancora oggetto
di costante attacco a causa della sua posizione coraggiosa a favore della giustizia.
Nel Sudan meridionale, dopo il referendum che è stato più pacifico di quanto si osasse
sperare, si deve affrontare l'enorme sfida di contribuire alla formazione di una nuova
nazione. Gli attuali sviluppi nella zona di Abyei evidenziano che il rischio di ulteriori
conflitti e lo spostamento delle popolazioni è ben lungi dall'essere un ricordo del
passato. Ringraziamo i nostri fratelli e le nostre sorelle che continuano a servire
con spirito di sacrificio nelle situazioni di disastri naturali, mostrando come l'amore
di Dio in Cristo può ispirare una sollecitudine fedele e preziosa per tutta la comunità”.
Una preghiera particolare, nel messaggio scritto prima dei drammatici eventi in Giappone,
viene rivolta anche ai cittadini di Christchurch, in Nuova Zelanda, dopo il terremoto
che ha causato molte vittime e distrutto la cattedrale anglicana insieme con molte
altre chiese. “Lì, come ad Haiti e in Pakistan l'anno scorso, la Chiesa ha dimostrato
al di là di ogni dubbio che essa è un'efficace compassionevole presenza per la guarigione
di una comunità devastata. Il paesaggio che sta di fronte a noi - continua Williams
- è per molti versi cupo. Ma ciò che è miracoloso, come sempre, è la fedeltà dei credenti
nel bel mezzo di questi avvenimenti. I cristiani in Pakistan o in Egitto ancora continuano
ostinatamente ad amare il loro prossimo e il loro nemico e rifiutano di adeguarsi
ai modelli del mondo. Questi eventi ci ricordano anche l'importanza della nostra fratellanza
in tutto il mondo. (R.G.)