2011-03-15 15:10:00

Le truppe di Gheddafi avanzano verso Bengasi. Il G8 esclude l’intervento militare


Se i governi occidentali ''si comporteranno come in Iraq, ci alleiamo con al Qaeda e dichiariamo la guerra santa''. È quanto minacciato da Gheddafi in un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano italiano Il Giornale. Il monito del colonnello accompagna l’avanzata in Libia delle truppe governative che hanno riconquistato anche la città di Zuwarah, ultimo baluardo in Tripolitania dei ribelli. Intanto il G8 riunitosi a Parigi allontana l'opzione militare sulla Libia, rinviando la discussione al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Gheddafi evoca il fantasma di una santa alleanza con al Qaeda qualora l’occidente decidesse per un intervento militare in stile iracheno. Il leader libico usa anche la carta del terrorismo internazionale per minacciare il fronte delle potenze occidentali ancora indecise. Gheddafi afferma poi al giornale di essere “scioccato dall'atteggiamento degli europei” e di sentirsi “tradito” da Berlusconi. Il colonnello afferma inoltre che non c'è spazio di dialogo con i ribelli perché ''il popolo'' è dalla sua parte e “la gente chiede di intervenire” contro le ''bande armate''. Il rais mostra dunque sicurezza anche alla luce dell’avanzata delle sue truppe in cirenaica. Da ieri la città di Ajdabiya, ultima roccaforte dei ribelli prima di Bengasi, è attaccata dalle forze regolari libiche la cui offensiva avanza verso est. Fonti dei ribelli riferiscono invece di scontri in corso nel centro petrolifero di Brega, che al momento non sarebbe sotto il controllo di nessuna delle due fazioni. E’ invece completamente tornata nelle mani delle milizie pro-Gheddafi la Tripolitania. L’esercito è entrato stamani nel centro della città di Zuara, a pochi chilometri dal confine con la Tunisia. E i raid dell’aviazione di Tripoli continueranno indisturbati dal momento che nelle conclusioni del G8 dei ministri degli esteri a Parigi è stato eliminato ogni riferimento all'ipotesi di no fly zone. Russia e Germania hanno fatto sparire qualsiasi accenno alla questione nel documento conclusivo del vertice. Nel testo si ribadisce il sostegno della comunità internazionale per le ''legittime aspirazioni'' del popolo libico su diritti fondamentali, e si invita il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ad aumentare le pressioni su Gheddafi, affinché lasci il potere. Ma da Parigi non è emerso niente di più per provare a bloccare l'avanzata del rais.

Dunque, davanti all’empasse della comunità internazionale Gheddafi usa la minaccia terroristica. È un avvertimento da prendere sul serio o siamo al colpo di coda del regime? Federico Piana lo ha chiesto a Adname Mokrani, teologo musulmano e docente di islamistica all’Università Gregoriana:RealAudioMP3

R. - Lui è ben armato; ha gli aerei e quindi uno strumento tecnicamente molto efficace, ma questo non significa, però, che si possa tornare indietro. E’ molto difficile tornare indietro: è solo una questione di tempo; è una morte lenta per il regime. L’unificazione della Libia, dopo questa guerra, è assai difficile. Vedo una fine, ma una fine drammatica e sanguinosa.

D. - Gheddafi ha lanciato le sue minacce all'occidente: “Io mi alleo con al Qaeda, perché è quella che poi vincerà se cado io...”. Questa è propaganda o no?

R. - Gheddafi ed anche suo figlio Saif al-Islam ne hanno dette di tutti i colori: hanno detto che "questo è un popolo drogato; questi sono di al Qaeda, questi sono pagati dall’estero; sono traditori e delinquenti". Sono state usate parole di offesa e di disprezzo del loro popolo. Dunque non sono discorsi credibili. In questo vedo una mera propaganda. Non è da oggi, perché Gheddafi è abituato a parlare in questa maniera.

D. - Però non c’è il rischio che, col vuoto di potere, prenda in mano la situazione una sorta di estremismo islamico oppure altre situazioni di questo tipo legate ad al Qaeda?

R. - No. Non vedo seriamente questo rischio. I dittatori, per lunghi anni, hanno cercato di presentarsi come quelli che difendono l’Occidente contro la minaccia terroristica ed islamistica, mentre essi stessi sono le vere cause dell’estremismo. La dittatura produce questo e spesso l’estremismo serve alla dittatura per presentarsi come l’unica garante della stabilità. (mg)







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