La Cassazione: esporre il Crocifisso negli uffici pubblici non è una minaccia alla
libertà religiosa
“Per esporre negli uffici pubblici simboli religiosi diversi dal Crocifisso‚ è necessaria
una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste". Lo scrivono
le toghe della Corte di Cassazione nelle motivazioni con cui confermano la rimozione
dalla Magistratura del giudice Luigi Tosti. Quest’ultimo – lo ricordiamo - si era
rifiutato di tenere udienza nelle aule dove fosse esposto un Crocifisso. Secondo la
Corte Suprema l’esposizione del simbolo della cristianità nei tribunali non costituisce
una minaccia alla libertà religiosa. Paolo Ondarza ha raccolto il commento
di Giuseppe Dalla Torre, presidente onorario dell’Unione Giuristi Cattolici
Italiani:
R. – A me
pare la giusta fine di una vicenda abbastanza assurda. Indubbiamente esistono norme
dell’ordinamento che prevedono l’esposizione di questo simbolo del Crocifisso nelle
aule pubbliche, nelle scuole e, dall’altra parte, esiste un problema relativo al ruolo
dei magistrati, i quali sono chiamati a rendere giustizia innanzitutto.
D.
– Va ricordato che al giudice Tosti era stata assegnata un’aula senza Crocifisso per
tenere le sue udienze, ma nonostante ciò egli rifiutò varie prestazioni processuali
facendo riferimento alla presenza del Crocifisso nel resto delle aule italiane...
R.
– A me pare che non si sia tenuto adeguatamente presente in passato – e la sentenza
della Cassazione sostanzialmente invece riafferma – una giurisprudenza importante
della Corte Costituzionale, che in materia di obiezione di coscienza e in materia
di obiezione di coscienza del giudice tutelare ha detto che il giudice tutelare deve
innanzitutto assicurare la giustizia e le questioni personali di coscienza devono
passare in secondo grado. Allora io credo che sia molto più grave il problema in coscienza
dell’interruzione di una vita che non il problema di un simbolo in un’aula di tribunale,
che non costringe nessuno ad un atto di fede.
D. – La Cassazione tiene
a precisare che la laicità dello Stato non si discute...
R. – Non è
in discussione, perché la laicità dello Stato non significa un’assoluta e impossibile
neutralità e, d’altra parte, lo Stato è nient’altro che l’organizzazione di una società
civile la quale ha dei suoi valori, una sua tradizione e determinate sue radici. A
me pare importante anche sottolineare che se per il credente il Crocifisso ha un grande
valore religioso, per il non credente o per chi crede in una religione diversa da
quella cristiana, il Crocifisso, da un lato, non costringe a nessun atto di culto
e quindi non viola la sua libertà religiosa e quindi non tocca la laicità dello Stato
da questo punto di vista, e dall’altra parte non fa altro che rappresentare che cosa?
La vicenda di un uomo che ha dato la propria vita per il bene di tutti, per la salvezza
di tutti. Per noi quell’uomo è Dio, ma evidentemente il significato di questo atto
non può che toccare tutti. (ap)