2011-03-15 15:31:21

La Cassazione: esporre il Crocifisso negli uffici pubblici non è una minaccia alla libertà religiosa


“Per esporre negli uffici pubblici simboli religiosi diversi dal Crocifisso‚ è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste". Lo scrivono le toghe della Corte di Cassazione nelle motivazioni con cui confermano la rimozione dalla Magistratura del giudice Luigi Tosti. Quest’ultimo – lo ricordiamo - si era rifiutato di tenere udienza nelle aule dove fosse esposto un Crocifisso. Secondo la Corte Suprema l’esposizione del simbolo della cristianità nei tribunali non costituisce una minaccia alla libertà religiosa. Paolo Ondarza ha raccolto il commento di Giuseppe Dalla Torre, presidente onorario dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani:RealAudioMP3

R. – A me pare la giusta fine di una vicenda abbastanza assurda. Indubbiamente esistono norme dell’ordinamento che prevedono l’esposizione di questo simbolo del Crocifisso nelle aule pubbliche, nelle scuole e, dall’altra parte, esiste un problema relativo al ruolo dei magistrati, i quali sono chiamati a rendere giustizia innanzitutto.

D. – Va ricordato che al giudice Tosti era stata assegnata un’aula senza Crocifisso per tenere le sue udienze, ma nonostante ciò egli rifiutò varie prestazioni processuali facendo riferimento alla presenza del Crocifisso nel resto delle aule italiane...

R. – A me pare che non si sia tenuto adeguatamente presente in passato – e la sentenza della Cassazione sostanzialmente invece riafferma – una giurisprudenza importante della Corte Costituzionale, che in materia di obiezione di coscienza e in materia di obiezione di coscienza del giudice tutelare ha detto che il giudice tutelare deve innanzitutto assicurare la giustizia e le questioni personali di coscienza devono passare in secondo grado. Allora io credo che sia molto più grave il problema in coscienza dell’interruzione di una vita che non il problema di un simbolo in un’aula di tribunale, che non costringe nessuno ad un atto di fede.

D. – La Cassazione tiene a precisare che la laicità dello Stato non si discute...

R. – Non è in discussione, perché la laicità dello Stato non significa un’assoluta e impossibile neutralità e, d’altra parte, lo Stato è nient’altro che l’organizzazione di una società civile la quale ha dei suoi valori, una sua tradizione e determinate sue radici. A me pare importante anche sottolineare che se per il credente il Crocifisso ha un grande valore religioso, per il non credente o per chi crede in una religione diversa da quella cristiana, il Crocifisso, da un lato, non costringe a nessun atto di culto e quindi non viola la sua libertà religiosa e quindi non tocca la laicità dello Stato da questo punto di vista, e dall’altra parte non fa altro che rappresentare che cosa? La vicenda di un uomo che ha dato la propria vita per il bene di tutti, per la salvezza di tutti. Per noi quell’uomo è Dio, ma evidentemente il significato di questo atto non può che toccare tutti. (ap)







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