Karachi: muore cristiano in carcere per blasfemia. Attivisti: circostanze sospette
È morto in carcere mentre scontava l’ergastolo per blasfemia Qamar David, cristiano
pakistano originario di Lahore, ma residente a Karachi. Fonti ufficiali confermano
che l’uomo è deceduto la scorsa notte nella sua cella, in seguito a un attacco cardiaco;
egli in passato aveva subito diversi episodi di violenze fra le mura della prigione.
Attivisti per i diritti umani chiedono l’apertura di un’inchiesta per accertare “le
vere cause” della morte. Interpellato dall'agenzia AsiaNews, il vescovo di Islamabad
parla di “false accuse” montate a carico di David per condannarlo e si chiede “quanto
sangue cristiano dovrà ancora scorrere” prima che le famigerate leggi sulla blasfemia
vengano “abolite”. Qamar David era originario della cittadina di Hamza, vicino Lahore
(Punjab), ma svolgeva il mestiere di imbianchino per contro proprio a Karachi, nel
sud del Paese. L’8 giugno del 2006 è stato denunciato, in base agli articoli 295 A
e C del Codice penale pakistano, da un rivale d’affari con false accuse di blasfemia;
egli, a detta del querelante, avrebbe inviato messaggi telefonici con parole ingiuriose
nei confronti di Maometto. In base alle controverse norme sulla blasfemia, introdotte
nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul-Haq, chi usa frasi denigratorie verso il profeta
o dissacra il Corano è passibile di condanna a morte o del carcere a vita. In genere
i casi di pena capitale vengono commutati nel carcere a vita. Il 25 febbraio 2010
il giudice aggiunto Jangu Khan, del tribunale di Karachi, lo ha riconosciuto colpevole
di parole “infamanti” verso Maometto e, in base alla “legge nera” e con la sola testimonianza
del suo accusatore, ha condannato Qamar David al carcere a vita. L’uomo è morto nella
notte in carcere e per le autorità dell’istituto a stroncarlo è stato un attacco cardiaco.
Il responsabile della polizia spiega che il corpo è custodito all’ospedale civile
di Karachi, a disposizione delle autorità sanitarie per l’autopsia, che dovrà far
luce sulle reali cause del decesso. Gruppi di attivisti per i diritti umani cristiani
chiedono la formazione di un comitato di inchiesta per accertare i motivi della morte
dell’uomo. Nel frattempo la famiglia si è messa in viaggio verso Karachi, per recuperare
la salma. David si trovava in carcere dall’estate del 2006 e, in questi anni di detenzione,
aveva subito minacce e percosse sia dalle guardie carcerarie che dai prigionieri.
Interpellato dall'agenzia AsiaNews mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi,
esprime il dolore “personale” e “di tutta la Chiesa cattolica” da diversi giorni in
lutto per l’omicidio del ministro cristiano per le Minoranze Shahbaz Bhatti, assassinato
il 2 marzo scorso. “Non ci siamo ancora ripresi dalla perdita – afferma il prelato
– e questa nuova notizia aumenta le preoccupazioni per il futuro dei cristiani in
Pakistan”. Il vescovo parla esplicitamente di “false accuse” di blasfemia a carico
di Qamar David e si domanda “quando sangue dovrà essere ancora versato” prima che
la “legge nera” venga abolita. Egli punta il dito contro il governo, le cui mani sono
“sporche di sangue” e conclude: “questo è un altro triste giorno per le minoranze
in Pakistan”. (R.P.)