Dopo l’omicidio del ministro Bhatti, la società civile pakistana alza la voce
“Il silenzio significa nuovo sangue”. Questa il titolo della campagna promossa dalla
cittadinanza del Pakistan che a gran voce chiede di non lasciare impuniti gli assassini
del Ministro Shahbaz Bhatti. La rete “Cittadini per la Democrazia” – riferisce l’agenzia
Fides - ha lanciato una campagna di firme che in due giorni ha raccolto già 15mila
adesioni e ha scritto una lettera aperta alle autorità del Paese. “Vogliamo promuovere
il rispetto di tutti i settori della società, senza discriminazioni e dare prova che
la società pakistana non accetta l’intolleranza, l’odio, la violenza che hanno portato
all’omicidio di Salmaan Taseer e Shahbaz Bhatti”, ha spiegato un attivista pakistano
della rete. I promotori si sono riuniti sabato scorso, 12 marzo, a Karaci, presentando
la manifestazione e avviando la campagna, che invoca legalità per contrastare il clima
di impunità che permette di compiere pubblicamente apologia di reato. La campagna
chiede anche a leader e partiti politici di riprendere in mano la scottante questione
della legge sulla blasfemia: nessuno può essere definito “blasfemo” e dunque diventare
un obiettivo legittimo, perchè difende la dignità, i diritti inalienabili e le libertà
fondamentali dell’uomo. Nella lettera aperta, che invita il governo ad assicurare
adeguata protezione alla parlamentare Sherry Rehman, pubblicamente minacciata, si
chiede al mondo politico un deciso cambio di rotta nella politica conciliante verso
i gruppi estremisti islamici e l’immediata incriminazione per chi incita all’odio
religioso e all’omicidio, come ha fatto il mullah Yousuf Qureshi, della moschea Mohabbat
Khan a Peshawar, annunciando una ricompensa per chi avesse ucciso Asia Bibi. (M.I.)