L’arcidiocesi di Mexico denuncia lo scarso impegno Usa contro il traffico di armi
in Messico
L’arcidiocesi di Mexico ha denunciato il "cinismo" di alcune autorità degli Stati
Uniti d’America riguardo al traffico di armi e la mancanza di impegno per fermare
questo fenomeno, direttamente legato alla violenza che insanguina il Paese. "Purtroppo
queste armi sono responsabili di più di 30.000 morti messicani in quattro anni. Migliaia
di loro erano criminali, senza dubbio, ma molti altri erano cittadini, senza alcuna
responsabilità, tra cui bambini innocenti" è scritto in un editoriale pubblicato dal
sistema informativo dell'arcidiocesi di Mexico, la più grande del Paese. L'articolo
sostiene che le autorità degli Stati Uniti si "preoccupano per la situazione in Messico",
solo quando un funzionario americano è coinvolto dalle armi che essi stessi vendono,
senza che rappresenti nulla la vita di molte migliaia di uomini e donne che sono vittime
del loro atteggiamento irresponsabile in questo nefasto commercio". L’arcidiocesi
- riferisce l'agenzia Fides - considera come responsabili di questa situazione Stati
come l’Arizona, al confine con il Messico, "dove si permette il passaggio di armi
illegali che vengono a finire nelle mani di criminali messicani", ma anche il Texas,
il Colorado o la California. L'editoriale appare al termine di una settimana segnata
dalla tensione tra Messico e Stati Uniti, dopo la rivelazione che grazie alla disposizione
normativa "Fast and Furious", agenti dell'ufficio di controllo di Alcool, Tabacco,
Armi da fuoco ed esplosivi (Atf) del Dipartimento di Giustizia degli Usa, hanno consentito
il passaggio in Messico di circa 2.000 armi. (R.P.)