2011-03-14 16:08:00

Il laboratorio Cei sulla cultura sportiva. Intervista con don Mario Lusek


Un laboratorio di pensiero e di ricerca aperto a tutti coloro che sono interessati a rilanciare un progetto di cultura sportiva. L’iniziativa, promossa dall’Ufficio Nazionale per la pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Cei, si inserisce nel quadro degli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 della Chiesa italiana, con l’obiettivo di formare una nuova generazione di educatori sportivi che “non mettano Dio in panchina”. Il laboratorio di cultura sportiva, iniziato nei giorni scorsi presso il Centro San Lorenzo di Roma, vedrà fino al novembre prossimo, con incontri a cadenza mensile, la partecipazione di una cinquantina di persone, tra dirigenti sportivi, allenatori, insegnanti, formatori, universitari e seminaristi. Luca Collodi ne ha parlato con don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport:RealAudioMP3

R. – Abbiamo pensato a una scuola di pensiero, che metta in rete e in collaborazione diverse realtà ecclesiali, che si occupano di sport: la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, il nostro ufficio e la cappellania universitaria dell’Istituto di scienze motorie presso il Foro Italico. E vorremmo dimostrare anche che attraverso questa strategia di rete è possibile agire poi nei territori locali delle nostre diocesi, delle nostre Chiese locali, avviando quelle alleanze strategiche che possono, attraverso lo sport, raggiungere i ragazzi che non solo lo praticano, ma che attraverso lo sport vogliono crescere come persone e raggiungere anche un equilibrio, una maturità, che guarda all’intera persona, alla totalità dell’essere.

D. – Lo sport, quindi, diventa un elemento fondamentale per il progetto culturale dei vescovi italiani, che riguarda proprio l’educazione...

R. - Esatto. Anche negli orientamenti vengono indicati i luoghi del tempo libero, dello sport e della vita oratoriale come luoghi propri per passare e veicolare un progetto educativo. Noi siamo convinti che lo sport veicoli dei valori di per sé, e a volte i disvalori esterni lo condizionano e lo inquinano. Con questa scuola di pensiero vorremmo fare emergere i valori positivi, che possono poi diventare, attraverso la nostra azione, anche orientamenti di evangelizzazione e catechesi nel mondo dello sport.

D. – Concretamente, di cosa si tratta?

R. – Il progetto si basa su tre momenti. Il primo, è un itinerario formativo che procederà mensilmente fino al mese di novembre, attraverso una serie di incontri che prevedono un momento di riflessione e di Lectio divina, un confronto su alcune tematiche che sono già in elenco, soprattutto il cristianesimo come motore di sviluppo dello sport, per vedere come l’esperienza cristiana possa dare allo sport un’anima e un suo significato, e i passi per entrare in questo mondo dello sport. Terzo momento, da questa scuola di pensiero dovrebbero nascere degli orientamenti, degli atteggiamenti che noi vorremmo veicolare attraverso una pubblicazione dallo stampo un po' catechetico e arrivare poi a disseminare nei territori locali – nelle diocesi e nelle parrocchie – ciò che è stato intuito e professato all’interno di questo percorso e quindi agire con il mondo associativo. Le associazioni di ispirazione cristiana nel mondo dello sport sono molto presenti nei territori – il Csi in modo particolare – e con loro vorremmo poi attivare una rete di collaborazioni locali. (ap)







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