Giappone: oltre 10mila i morti. Rischio di esplosioni nelle centrali nucleari. Il
Papa: dignità e coraggio del popolo giapponese
Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi che si trova sull'isola
di Honshu, una fra le più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì scorso. Lo riferisce
la Tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio sulla stima",
ha precisato Naoto Tacheuci, capo della Polizia. Il capoluogo Sendai è stato devastato
dall'onda anomala e centinaia di corpi sono stati trovati sulle coste. E oggi
il Papa all’Angelus ha lanciato questo appello: “Cari fratelli e sorelle,
le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato
tutti fortemente impressionati. Desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza alle
care popolazioni di quel Paese, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle
conseguenze di tali calamità. Prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti
coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile
prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera.
Il Signore ci è vicino!”
Intanto il governo ha messo in guardia dai
rischi di processo di fusione nei reattori 1 e 3 della centrale Fukushima N1. In
particolare c'è la possibilità di un esplosione al reattore 3. Parlando della messa
in sicurezza dei due reattori, il portavoce del governo,Edano, ha riconosciuto che
i livelli diradiazione sono saliti per lo sfogo di vapore leggermente contaminato.
La Tepco gestore dell'impianto, ha ribadito che non ci sono rischi di contaminazione.
L'Aiea, l'Agenzia atomica dell'Onu, ha riferito che circa 140 mila persone,residenti
in un raggio di 20 km dall'area in cui sorgono le centrali Fukushima 1 e Fukushima
2, sono state evacuate. Ma ascoltiamo la testimonianza di un cittadino italiano residente
a Tokyo, Antonio Sgro, raggiunto telefonicamente da Sergio Centofanti:
R. –
Occorre considerare una cosa: i giapponesi sono molto abituati, da sempre, alle scosse
di terremoto, perché noi conviviamo, loro convivono da sempre con le scosse di terremoto.
Questa volta però hanno reagito in maniera completamente differente, perché non erano
preparati – anche loro – ad un evento del genere. Quindi, sono passati, nell’espressione
dei visi, durante la prima scossa di terremoto, da un sorriso sulle labbra, perché
vedevano il terremoto come uno dei tanti - “un altro anche oggi” - ad un'espressione
di vero terrore. Ho visto il terrore, per la prima volta, in quattro anni che sono
qui, negli occhi dei giapponesi. E immediatamente si è creato il blocco delle telecomunicazioni:
hanno chiuso le autostrade; i treni sono stati bloccati sui binari lì dove si trovavano;
le metropolitane sono state chiuse, mentre Internet funzionava a singhiozzi. Quindi,
il caos! Da quel momento in poi non si è capito più nulla, perché la gente ha cercato
di raggiungere casa e non ci riusciva, ma tutto con una pacatezza unica e tipica dei
giapponesi. Io dico sempre che dobbiamo ringraziare il Signore per due cose. La prima,
che sia successo in Giappone e non in un altro Paese, dove non avremmo avuto nessuno
in grado di raccontarlo; la seconda, che nonostante si stia parlando di una metropoli
di 20 milioni di abitanti e più – Tokyo – la compostezza e la tranquillità dei giapponesi
è stata esemplare. Quindi, un fiume umano nelle metropolitane, nelle piazze, nei marciapiedi,
senza però scene di panico, nel rispetto reciproco. E’ stata devo dire una lezione
di civiltà veramente unica.
D. – Adesso c’è il rischio di fusione in
due reattori. C’è paura anche a Tokyo?
R. – Sì, c’è paura anche a Tokyo
per un motivo molto semplice, perché soprattutto nella comunità internazionale qui
residente - e anche in quella giapponese, anche se quella è già forgiata da questo
tipo di atteggiamento - succede che sia preoccupata che il governo non stia dicendo
o non intenda dire tutta la verità, perché è già successo in passato, tanto che la
comunità internazionale qui a Tokyo sta chiedendo a viva voce al primo ministro giapponese
di permettere ad esperti stranieri di osservare con i propri occhi quello che sta
succedendo all’interno dei reattori, cosa che al momento non è stata permessa. E quello
che è forse più allarmante è che moltissime famiglie stanno decidendo di partire,
di lasciare il Paese. Questa forse è una reazione che potrebbe portare a fenomeni
incontrollati di panico.
D. – Le scosse di assestamento stanno continuando...
R.
– Sì, assolutamente, e continueranno per settimane, mesi addirittura. Dovremmo conviverci,
quindi. Ma adesso, dopo aver vissuto le due scosse dell’altro ieri, e aver visto che
gli edifici a Tokyo hanno tenuto in maniera eccezionale e che sono davvero di un’ingegneria
antisismica unica al mondo, la gente non è più preoccupata dell’eventualità che arrivino
scosse tanto forti, o superiori a quelle che ci sono già state, adesso la preoccupazione
sono i reattori nucleari, perché lì non si scherza più. Da quello che succederà nelle
prossime ore, si avrà il destino non soltanto dei 140 mila residenti che hanno fatto
evacuare nel raggio di 20 chilometri dalla base nucleare, ma di tutta la popolazione.
Non saremo più in grado di controllare le reazioni individuali. Ad esempio, i supermercati,
anche a Tokyo, non hanno più acqua, non hanno più latte, non hanno più pane. Quindi,
le persone si stanno già preparando inconsciamente ad un’eventualità di bunker nucleare,
di situazione mai vissuta prima d’ora. Non si trova più una torcia elettrica nel raggio
di dieci chilometri a Tokyo: sono tutte esaurite.
D. – C’è un’immagine
simbolica che vediamo su giornali e siti di oggi: un bambino molto piccolo che si
fa controllare per eventuali contaminazioni radiottive, con le manine alzate, in modo
molto diligente, molto educato...
R. – Assolutamente! Ma questo fa parte
della cultura giapponese. Il giapponese nasce e cresce con un rispetto delle istituzioni
e quindi delle regole sociali uniche al mondo. E un momento di forte tensione, come
si potrebbe produrre in un qualunque Paese in una situazione analoga, in questo Paese
invece crea il rispetto, che poi facilita il lavoro delle istituzioni nella soluzione
dei problemi che sono ingenti, sono enormi, sono inaspettati evidentemente. Questo,
però, sicuramente aiuta. E l’immagine del bambino è un’immagine-simbolo che mostra
quali siano le caratteristiche dei giapponesi.(ap)
Come abbiamo già sottolineato
a destare grande preoccupazione in queste ore in Giappone e nel mondo è soprattutto
l’allarme nucleare. Il sistema di raffreddamento di un reattore ,quello 1 di Fukushima
, è andato in panne. Degli impianti nucleari giapponesi Amedeo Lomonaco ha parlato
con il prof. Giuseppe Zollino, specialista della materia presso la Facoltà
di Ingegneria di Padova
R.
– Sono centrali di seconda generazione, cioè centrali costruite sostanzialmente negli
anni Settanta. Producono costantemente, ogni anno, una grande quantità di energia
elettrica. Il Giappone produce più del 30 per cento della propria elettricità da fonte
nucleare. Nonostante il Giappone sia l’unico Paese che abbia sperimentato sulla propria
pelle la bomba atomica, tuttavia considera il nucleare per uso civile un’opzione importante
e il numero di centrali nel Paese è molto alto.
D. – Cosa è successo
nel caso della centrale in cui si è verificato il guasto al sistema di raffreddamento
del reattore?
R. – In occasione del sisma, i sistemi di sicurezza rilevano
le scosse prima ancora che il sisma diventi devastante. La procedura di sicurezza
prevede che vengano inserite, in maniera automatica, delle barre che intercettano
i neutroni e quindi il reattore si spegne.
D. – Se il reattore si spegne,
perché rimane caldo e perché bisogna continuare a raffreddarlo?
R. –
Perché dentro gli elementi di combustibile ci sono i prodotti di fissione dell’attività
precedente allo spegnimento che continuano a decadere. La potenza prodotta, però,
è ‘qualche percento' della potenza nominale dell’impianto. Ciò che è successo, almeno
a leggere i rapporti, è che quando la scossa ha raggiunto il livello devastante che
ha prodotto disastri in moltissime infrastrutture, inclusa la rete elettrica, è mancata
l’elettricità, su quell’impianto e anche su altri. Quindi le pompe che avrebbero dovuto
far circolare quell’acqua di raffreddamento per asportare quel poco di calore residuo,
si sono bloccate e purtroppo il gruppo elettrogeno non è partito con prontezza. Adesso
il raffreddamento è in corso e si stanno facendo le ispezioni per vedere quali siano
stati i danni prodotti dal ritardo. E se c’è stato, in quell’intervallo di assenza
di raffreddamento, un surriscaldamento delle guaine di questi elementi di combustibile,
può esserci stato un rilascio di materiale fissile.
D. – Quanto accaduto
in Giappone dimostra che la costruzione di eventuali centrali nucleari non può prescindere
dalla scelta di zone sicure, idonee…
R. – In un Paese che abbia zone
sismiche si evita di costruire le centrali nelle zone sismiche. In Giappone, purtroppo,
il territorio è estremamente sismico e praticamente non esistono aree stabili e, comunque,
non ce ne sono in zone di interesse per la costruzione di una centrale. (gf)
Gli
esperti concordano sul fatto che in qualsiasi altra parte del mondo un sisma del genere,
di magnitudo 8,9 gradi della scala Richter, avrebbe avuto conseguenze devastanti.
Ma terremoti di questa potenza possono essere previsti? Francesca Sabatinelli
lo ha chiesto ad Antonio Piersanti, direttore del Dipartimento di sismologia
dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia:
R. - Nessuno
al mondo è ancora in grado di prevedere i terremoti. Certo, tutta la comunità scientifica
internazionale, sapeva che quell’area era un’area ad altissimo rischio di terremoto,
e quindi, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato di questa grandezza, però non sapevamo
quando.
D. – Il Giappone da sempre è un Paese preparato, probabilmente
grazie a questa prevenzione il bilancio delle vittime sarà sicuramente ridotto rispetto
a quello che poteva essere in un’altra parte del mondo?
R. – Certamente
il bilancio - purtroppo lo vediamo in queste ore - è molto pesante e probabilmente
si appesantirà col tempo, però ricordiamoci che questo non è stato solo un terremoto,
ma ne è seguito un devastante maremoto. Noi ci ricordiamo tutti che il grande maremoto
della fine del 2004 a Sumatra, cioè una zona meno preparata a questo tipo di eventi,
e che ha fatto centinaia di migliaia di vittime; quindi, purtroppo dobbiamo fare i
conti col fatto che quando la natura si scatena in questa maniera, l’effetto è sempre
catastrofico.
D. – Questo sisma in Giappone ha spostato l’asse della
terra, voi avete parlato di 10 centimetri.. Cosa comporterà questo?
R.
– Non ci sono conseguenze pratiche per spostamenti di questa entità dell’asse terrestre.
Il dato è importante perché da questo tipo di ricerche noi siamo in grado di capire
meglio come funziona intimamente il sistema terra e quindi di capire anche poi meglio,
fenomeni come i terremoti, come i cambiamenti climatici.
D. – Questo
violento sisma può essere il preludio ad altri terremoti, in altre zone del pianeta?
R.
– Se lei intende che questo terremoto può provocare altri terremoti in altre zone
del pianeta, no!(ma)
Nell'area del Pacifico non ci sono stati i danni temuti,
ma si è registrato solo un diffuso innalzamento del livello del mare. A 24 ore di
distanza dal terremoto e dallo tsunami che ha devastato il Giappone, rientra l’allarme
maremoto. Lo stato d’allerta per il pericolo di onde anomale era stato dichiarato
nelle Filippine, a Taiwan, in Indonesia e in molte isole del Pacifico, ma anche in
Russia, alle Hawaii, in California, Messico e sulle coste dell’America del sud.