Protesta nello Yemen. La polizia spara sulla folla: almeno quattro morti
Nuova giornata di scontri nello Yemen, tra i manifestanti che chiedono le dimissioni
del presidente Saleh e la polizia che ha sferrato un’offensiva in diverse città del
Paese. Il bilancio finora è di quattro morti: tre nella capitale Sana’a e un ragazzo
di 12 anni ucciso nella città di Mukalla. Il servizio di Roberta Barbi:
Sale la tensione
nello Yemen, dove si moltiplicano gli scontri tra manifestanti e forze di polizia:
a Mukalla, nella provincia meridionale dell’Hadramawt, un dodicenne è stato ucciso
dalla polizia che ha aperto il fuoco nel tentativo di disperdere la folla. Altre due
vittime si registrano nella capitale Sana’a, dove i manifestanti sono asserragliati
dalla notte scorsa nella piazza dell’università. Le Forze dell’ordine hanno chiuso
la piazza per motivi di sicurezza e hanno lanciato gas lacrimogeni sulla gente. Fonti
mediche riferiscono anche di lanci di gas sconosciuti, che avrebbero causato lo svenimento
di molte persone. Sempre a Sana’a le proteste sono arrivate fin sotto la redazione
locale della tv panaraba al Jazeera, che è stata circondata dai manifestanti, mentre
un uomo è stato fermato mentre cercava di infiltrarsi nel sit-in armato di pistola
e di una bomba a mano. Il bilancio ammonta finora a circa 300 feriti nelle due città,
cui se ne aggiungono 14 a Taez, a circa 160 km dalla capitale, dove i manifestanti
hanno tentato questa mattina l’assalto alla prefettura. Secondo l’Onu, sale così a
37 il bilancio delle vittime nello Yemen dalla fine di gennaio, da quando, cioè, sono
iniziate le manifestazioni contro il presidente Saleh, che nei giorni scorsi aveva
promesso una nuova Costituzione da sottoporre a referendum popolare e una nuova legge
elettorale che avrebbe portato a libere elezioni, una proposta appoggiata dagli Stati
Uniti che hanno esortato l’opposizione ad accettare. I manifestanti, però, hanno risposto
di non volere più come interlocutore Saleh, che è al potere da 30 anni e che, vista
la situazione, potrebbe proclamare a breve lo stato di emergenza.
Israele
– strage in Cisgiordania È caccia al palestinese che la notte scorsa ha sterminato
una famiglia israeliana di cinque persone nell’insediamento di Itamar, nei pressi
della città di Nablus, Cisgiordania del nord. Tutti e cinque i membri della famiglia
sono stati uccisi a pugnalate mentre dormivano nei loro letti. L’esercito israeliano
ha circondato la città di Nablus e ha intimato alla popolazione di restare in casa.
Da giorni, nella colonia ebraica la tensione era alta e si erano verificati scontri,
ma la strage di stanotte è il fatto più grave dall’attentato del marzo 2008, quando
un palestinese penetrò in una scuola israeliana e uccise otto studenti.
Egitto Scandendo
lo slogan “Mano nella mano”, migliaia di egiziani sono scesi oggi in piazza al Cairo,
per mostrare l’unità della popolazione dopo gli scontri interconfessionali dei giorni
scorsi, che hanno provocato una decina di morti e centinaia di feriti. Intanto, ieri
sera due ex parlamentari del Consiglio consultivo della Shura, oggi sciolto, sono
stati arrestati con l’accusa di essere i mandanti dell’attacco a cavallo contro i
manifestanti in piazza Tahrir del 2 febbraio.
Tunisia Alto tradimento
e complotto contro la sicurezza dello Stato: con queste accuse sono stati arrestati
ieri sera tre dei più stretti collaboratori dell'ex presidente, Ben Ali, che già erano
stati messi ai domiciliari all’indomani della caduta del regime, il 14 gennaio. A
Matlaoui, inoltre, nel sud del Paese, ieri pomeriggio si sono verificati violenti
scontri in seguito alla pubblicazione di false offerte di lavoro in miniera: per disperdere
la folla sono dovuti intervenire polizia ed esercito.
Pakistan Sono
almeno sei i sospetti militanti islamici uccisi oggi a Orakzai, nel nordovest del
Paese, nel corso degli scontri seguiti all’attacco contro un posto di blocco da parte
di un gruppo di ribelli. Nel Beluchistan, invece, provincia del Pakistan del sud,
due razzi lanciati contro un’abitazione hanno ucciso una famiglia di sei persone.
Sale, infine, a 14 morti il bilancio del duplice attacco di ieri pomeriggio di un
drone americano nel Waziristan del nord, ai confini con l’Afghanistan.
India Un’antica
disputa tra famiglie di bramini per la proprietà di alcuni appezzamenti di terreno
si è trasformata in una tragedia, ieri, nello Stato indiano dell'Uttar Pradesh, al
confine con il Nepal. Il capo di una delle famiglie è stato ucciso e 10 componenti
di altre due, fra cui cinque bambini, sono morti nell'incendio della loro casa: in
tutto le vittime sono 11.
Cina – esplosioni in miniere Almeno 13
minatori sono rimasti uccisi e altri sei risultano dispersi nell’esplosione avvenuta
poco dopo la mezzanotte nella miniera di carbone di Xincheng, nella provincia sudoccidentale
cinese del Guizhou. Ieri pomeriggio, un’altra esplosione, nella provincia centrale
dello Hunan, aveva causato la morte di sei operai nella miniera di Jinyue, mentre
altri tre risultano ancora dispersi.
Sudan Milizie armate hanno attaccato
oggi la città petrolifera di Malakal, capitale dello Stato dell’Alto Nilo, nel sud
Sudan, causando un numero di vittime ancora in corso d’accertamento. Secondo un portavoce
dell’esercito, le milizie, probabilmente dell’Esercito di liberazione popolare del
Sudan entrato in conflitto con l’establishment del sud, sarebbero entrate in città
dopo un raid notturno. L’attacco segna l’apice di un’escalation di violenza, seguita
al voto del gennaio scorso che, con una maggioranza del 98%, ha sancito l’indipendenza
del sud Sudan, effettiva nel luglio prossimo. I leader del Sud Sudan hanno accusato
oggi le autorità di Khartoum di voler rovesciare il governo semi-autonomo di Giuba
prima che sia proclamata l'indipendenza del Paese il prossimo luglio e annunciato
la sospensione dei negoziati con il governo centrale sulla secessione del Sud.
Niger
- elezioni Si sono aperte stamattina alle 8 e si chiuderanno alle 19 le urne
elettorali del Niger, dove si sta svolgendo il secondo turno delle presidenziali,
che vedono l’ex premier Seini Oumarou Issoufou in testa con il 36% delle preferenze
sullo storico oppositore, Mahamadou Issoufou. Gli elettori del Paese, che è uno dei
più poveri del mondo, sono 6.7 milioni.
Usa – si ribalta bus, 13 morti Grave
incidente questa mattina all’alba su un’autostrada del Bronx: un bus con 30 persone
a bordo si è schiantato contro un palo della luce che gli ha tranciato il tetto. Si
contano 13 vittime e sei feriti gravi.
Russia – esplosioni a Mosca Non
ci sono vittime, ma solo danni ad alcune auto: è questo il bilancio dell’esplosione
di due ordigni, uno vicino all’altro, avvenute ieri pomeriggio nella periferia nordorientale
di Mosca. Secondo le prime ipotesi investigative, le due bombe sarebbero da catalogarsi
come atti di teppismo. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Mariapia
Iacapraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LV no. 71