2011-03-11 12:14:36

L'impegno del Papa e della Chiesa per il Burundi: intervista con il cardinale Sarah


Il Papa ha ricevuto in udienza il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”: il porporato è appena rientrato a Roma dal Burundi, dove sabato scorso ha inaugurato a Muyaga, nella diocesi di Ruyigi, una scuola elementare intitolata proprio a Benedetto XVI e la cui costruzione è stata finanziata dallo stesso Pontefice. Il ministro dell’Istruzione del Burundi nel ringraziare il Papa e il cardinale Sarah, ha sottolineato che il dono è di importanza capitale perché offre un sostegno concreto alla decisione presidenziale di rendere gratuito e obbligatorio l’insegnamento elementare per tutti i bambini di età scolare. Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Sarah quale significato riveste la costruzione della scuola a Muyaga realizzata grazie al sostegno di Benedetto XVI:RealAudioMP3

R. – Questa scuola è molto importante perché il 40% della popolazione burundese è analfabeta. L’impegno, oggi, del Burundi è di costruire molte scuole ma non hanno la capacità di farlo. Questa scuola è stata veramente un dono della Provvidenza per la provincia del Cankuzo: infatti, lì c’erano almeno 500 mila ragazzi che non potevano andare a scuola e per questo il dono è stato molto apprezzato. Io stesso ho potuto vedere la contentezza della popolazione, dei ragazzi. La struttura è molto bella, ben realizzata.

D. – In quali campi è impegnata, l’opera caritativa della Chiesa in Burundi?

R. – Sono rimasto molto colpito da quello che ho visto. Prima, rifare la società, che era distrutta dopo la guerra tra tutsi e hutu: questo è un impegno di carità, di comunione. Ho visto anche un Centro che si chiama “Espérance” dove sono in cura i malati di Aids: la guerra ha causato anche questo, la diffusione della malattia. Ho visto anche molti ragazzi disabili perché feriti durante la guerra o perché nati così, assistiti in un’istituzione gestita da suore indigene. Ho visto anche la casa delle suore della beata Madre Teresa di Calcutta che hanno una grande struttura per accogliere bambini abbandonati, anziani soli, ammalati … Ho visto veramente tante belle opere della Chiesa che esprime la sua prossimità ai poveri. Si vede che l’evangelizzazione è proprio questo: portare l’amore di Dio agli uomini.

D. – Lei ha incontrato anche il presidente della Repubblica del Burundi Pierre Nkurunziza…

R. – Lui stesso mi ha detto quanto è stato contento del lavoro della Chiesa in Burundi sia in campo educativo, sia in campo sanitario, sia anche nell’ambito dello sviluppo, insieme con la Caritas Burundi; ha ringraziato la Chiesa, i vescovi ed il Santo Padre per questo impegno e mi ha detto che forse a breve firmerà un accordo tra la Santa Sede ed il Burundi. Questo potrebbe dare delle garanzie al lavoro della Chiesa. Il presidente, comunque, è molto contento del lavoro della Chiesa nel campo educativo e nel campo sanitario.

D. – Dopo anni di guerra civile, che situazione politica ha trovato, in Burundi? Che impressione ha avuto?

R. – Anche se rimangono alcune tensioni politiche, io ho notato comunque la volontà di cancellare ogni antagonismo fra hutu e tutsi. Si cerca veramente con determinazione di ricreare un popolo unico, una famiglia unica. E’ vero che ci sono ancora problemi, però posso affermare che la volontà di tutti è di dimenticare il passato tra hutu e tutsi e di creare un popolo unico, di insistere sullo sviluppo economico, sociale e sulla comunione tra i due popoli. La strada è lunga, ma posso dire che i vescovi danno l’esempio, perché non c’è antagonismo tra vescovi tutsi o vescovi hutu: hanno cercato di creare una Conferenza episcopale unica e parlano ad una sola voce, e questo dà alla Chiesa una credibilità molto forte.

D. – E’ ancora molto vivo nella Chiesa del Burundi il ricordo di mons. Courtney, il nunzio apostolico che fu ucciso in Burundi nel dicembre del 2003?

R. – Sì: io l’avevo incontrato due volte, nel 2002, e il suo ricordo è ancora molto vivo, tutti lo ricordano con gratitudine. Il suo è stato un martirio per creare la pace e la comunione tra questi due popoli. Ho anche visto un suo ricordo in nunziatura; sono andato a Gitega e a Bujumbura: tutti parlano di questo nunzio che è stato “un chicco di grano che morendo”, potrebbe portare frutto per la pace in questo Paese. (gf)







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